PARTIGIANA E PRIMA DONNA MINISTRO, AD 89 ANNI SI È SPENTA TINA ANSELMI, PILASTRO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA. RENZI: ‘FIGURA ESEMPLARE DELLA STORIA REPUBBLICANA’

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    Un vita lunga e costellata d’avventura: dal paese natio a Montecitorio, passando attraverso la guerra e gli stenti, sempre fedele ai suoi ideali. Ed oggi, all’età di 89 anni, Tina Anselmi ci ha lasciati. Nata a Castelfranco Veneto il 25 marzo del 1927, dopo aver attraversato da partigiana la Seconda guerra mondiale, nel dicembre del 1944 si era iscritta alla Dc.Era stata la prima donna ministro: nel luglio del 1976, l’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti l’aveva messa a capo del dicastero del Lavoro e della previdenza sociale. Nata in una famiglia cattolica (padre aiuto farmacista di idee socialiste, e per questo perseguitato dai fascisti, e madre casalinga che gestiva un’osteria assieme alla nonna), Tina dopo il ginnasio nella città natale, ha frequentato l’istituto magistrale di Bassano del Grappa dove, il 26 setteumbre 1944, i nazifascisti costringono lei e altri studenti ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia: un episodio che la colpì enormemente, spingendola a cavalcare l’impegno attivo nella Resistenza. Nelle fila partigiane, con il nome di battaglia di Gabriella diventa staffetta della brigata Cesare Battisti al comando di Gino Sartor, per poi passare al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Intanto, nel dicembre dello stesso 1944, s’iscrive alla Democrazia Cristiana e partecipa attivamente alla vita del partito. Finita la guerra si trasferisce a Milano, dove si laurea in Lettere all’Università Cattolica di Milano, divenendo insegnante elementare. Nello stesso periodo è impegnata nell’attività sindacale in seno alla Cgil e poi, dalla sua fondazione nel 1950, alla Cisl: è dirigente del sindacato dei tessili dal 1945 al 1948 e del sindacato degli insegnanti elementari dal 1948 al 1955. Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale dei giovani nella Dc. Nel 1963 è eletta componente del comitato direttivo dell’Unione europea femminile, di cui diventa vicepresidente nello stesso anno. Nel 1959 entra nel consiglio nazionale dello Scudo Crociato, ed è deputata dal 1968 al 1992, eletta sempre nella circoscrizione Venezia-Treviso: nel corso del suo lungo mandato parlamentare ha fatto parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali. Si occupa molto dei problemi della famiglia e della donna: si deve a lei la legge sulle pari opportunità. Per tre volte sottosegretaria al ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale,dal 29 luglio 1976 è ministro del Lavoro e della previdenza nel governo Andreotti III: un fatto storico, perché l’Anselmi diventa la prima donna ministro in Italia. Dopo quest’esperienza è anche ministro della Sanità nei governi Andreotti IV e V, diventando tra i principali autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale. Nel 1981, nel corso della VIII legislatura,è nominata presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985. Negli anni il suo nome è circolato più volte per la presidenza della Repubblica: nel 1992 fu il settimanale Cuore a sostenerne la candidatura e il gruppo parlamentare La Rete a votarla, mentre nel 2006 un gruppo di blogger l’ha sostenuta attraverso una campagna mediatica che prendeva le mosse dal blog “Tina Anselmi al Quirinale”. Appresa notizia della scomparsa, il Presidente Mattarella si è detto “Profondamente colpito dalla scomparsa di Tina Anselmi, partigiana, parlamentare, ministro di grande prestigio, ne ricordo il limpido impegno per la legalità e il bene comune”. Un cordoglio condiviso da moltissimi rappresentanti politici, con in testa il presidente del Consiglio: “Con Tina Anselmi scompare una figura esemplare della storia repubblicana. Partigiana, sindacalista, impegnata nella vita politica e nelle istituzioni, prima donna ministro della storia italiana”, ha scritto ilpremier Matteo Renzi in una nota inviata ai famigliari, ai quali esprime il suo cordoglio personale e di tutto il governo. “Il suo impegno per le pari opportunità e contro la P2 e la sua personalità forte e discreta ne hanno fatto un esempio per chiunque creda alla politica come passione per la libertà”. Commosso anche il presidente emerito Giorgio Napolitano che ha voluto dare una sua testimonianza:  “Desidero esprimere il mio commosso omaggio alla figura di Tina Anselmi, splendido esempio di combattivo attaccamento ai valori della democrazia e punto di riferimento del movimento per la piena affermazione dei diritti e del ruolo delle donne. La Anselmi è stata a lungo una presenza importante nel Parlamento, ha aperto nuove strade come prima donna ministro della Repubblica, sempre in prima linea nelle battaglie per il rispetto dei principi costituzionali. Ai suoi famigliari il mio solidale segno di partecipazione a questo grave lutto comune”. Il presidente del senato Pietro Grasso ha invece commentato: “Durante tutta la sua vita, Tina Anselmi è stata fedele ad una linea di serietà, dirittura morale, adesione ai principi costitutivi della Repubblica e dell’antifascismo. Con passione e grande impegno personale ha dato un importante contributo alla ricostruzione del Paese dopo gli anni della guerra e della lotta partigiana. E di nuovo è stata in prima fila, negli anni dello scandalo P2, impegnata a ricostruire il tessuto morale e civile del Paese. E’ questa la grande eredità che ci lascia insieme ad un esempio di condotta esemplare in politica e nelle istituzioni, dove ha sempre mostrato il più profondo rispetto per le ragioni degli interlocutori. Ai familiari – conclude il Presidente Grasso – invio i sentimenti del più sincero cordoglio, a nome mio personale e di tutto il Senato”.

    M.