Pensioni, la Lega al M5S: meglio il contributo di solidarietà

    La lega stordisce il movimento a 5 stelle sulle pensioni. Il progetto di legge per il taglio di assegni superiore a 4 mila euro netti al mese è stato presentato alla Camera dai capigruppo dei due partiti maggioritari, Francesco D’Uva e Riccardo Molinari. Ma la Lega aveva sottovalutato la riscrittura del testo rispetto ai precedenti annunci: nel progetto diffuso la settimana scorsa non vi era alcun ricalcolo della sovvenzione in base ai contributi effettivamente versati durante la carriera lavorativa, ma un taglio proporzionale al pensionamento anticipato rispetto al 63 e 6 mesi, età pensionabile fissata nel 2011. Una differenza non solo. Perché finirebbe per penalizzare tutte le persone che si sono ritirate presto, anche se hanno così tanti contributi perché hanno iniziato a lavorare presto. “Una cosa del genere non avrebbe reso nemmeno i Bertinotti dell’età dell’oro”, dice la Lega, sconfessando la loro casa madre nella Camera Molinari, che probabilmente non ha compreso appieno il contenuto del testo. La domanda è rivolta anche in una telefonata diretta tra i due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. La decisione è di bloccare nuovamente la questione. È la seconda volta, poiché nei primi giorni del suo mandato Di Maio ha parlato di approvazione entro l’estate, ma poi ad agosto è stato compiuto solo il primo passo, ovvero la presentazione della proposta. Ma in realtà si decide anche di ripristinare il testo che, infatti, sebbene annunciato alla Camera dei Deputati il 7 agosto, non è stato ancora pubblicato. Non è un caso che Di Maio, sul blog del Movimento, torni a parlare di “ricalcolo basato su un calcolo oggettivo e un principio: quanto i pensionati dovrebbero prendere una pensione in base ai loro contributi versati. Semplicemente equità”. Aggiunge anche che le persone coinvolte dovrebbero essere circa 200 mila e che le donne saranno una minoranza, circa 30 mila. Ritorniamo al ricalcolo contributivo, quindi. Abbandonare la strada del taglio sulla base di anni di anticipo. Altrimenti ci saremmo trovati di fronte a un paradosso con effetti politici difficili da nascondere: coloro che si ritirano nel 2019 prima dei 67 anni perché con molti anni di contributi dietro di loro, avrebbero un taglio dell’assegno che non cambierebbe la legge. Più che una fermata nella legge Fornero sarebbe un peggioramento della legge Fornero, difficile da spiegare a coloro che hanno votato per la Lega e il Movimento a 5 stelle che hanno costruito buona parte della loro campagna elettorale sulla sicurezza sociale. Il nuovo cambio di rotta è deciso, quindi. Ma da un punto di vista tecnico la domanda non è semplice. Fonti governative dicono che l’INPS sta procedendo al calcolo dei contributi versati per tutte le persone che hanno un assegno superiore a 4mila euro netti al mese. E che tutto sarà pronto per il primo gennaio del prossimo anno, quando nelle intenzioni del Movimento a 5 stelle il meccanismo dovrebbe essere operativo. In realtà non è così semplice: nel 40% dei casi l’ammontare dei contributi versati non è noto e non è possibile ricostruirlo perché in passato non erano importanti, poiché le pensioni venivano calcolate non partendo dai contributi ma dallo stipendio . Il 98% delle pensioni dei dipendenti pubblici è ancora liquidato come “provvisorio”, proprio perché non è possibile sapere quanti contributi hanno pagato.