PENSIONI, SULL’ITALIA IL MONITORAGGIO DI BRUXELLES


 “Renzi sbaglia a non parlare e a far intervenire su questo tema solo Padoan”. Così il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, a “24 Mattino” su Radio 24 sul caso pensioni, rilanciando lo stop ai rimborsi per gli assegni più elevati. Per il segretario di Scelta civica “Renzi dovrebbe dire che noi non restituiamo a tutti i soldi non perché ce lo chiede l’Ue o per non sforare il 3% ma perché se abbiamo chiesto sacrifici enormi ai non pensionati non possiamo non chiederne anche ai pensionati. Così scateni la guerra generazionale”. Il deficit 2015 resterà quest’anno al 2,6%, l’obiettivo programmatico indicato nel Def. Non un decimale di più. La soluzione che il governo sta identificando per adeguarsi alla sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni non avrà infatti impatto sugli impegni presi poco meno di un mese fa in materia di conti pubblici nel Documento di economia e finanza. La garanzia assoluta del rispetto dei parametri Ue arriva direttamente da fonti del ministero dell’Economia, dopo che da Bruxelles è trapelata la notizia della possibile messa sotto “monitoraggio” dell’Italia da parte della Commissione. Nelle prossime raccomandazioni in arrivo mercoledì, l’Europa potrebbe infatti arrivare a condizionare alla soluzione del problema pensioni il via libera all’uso della flessibilità richiesto dall’Italia per attenuare la regola del debito e il percorso di rientro del deficit strutturale. Un’eventualità in cui il governo non vuole in nessun modo incappare.Quello di dover rispettare alla lettera le regole rigide del fiscal compact, senza poter in nessun modo sfruttare le opportunità offerte dalla nuova comunicazione sulla flessibilità, è un rischio che costerebbe troppo, decine di miliardi, e che quindi va assolutamente evitato. Per questo sul deficit non si giocherà ed anche gli altri indicatori dei conti, a partire dal debito, finalmente in calo dall’anno prossimo, non saranno rimessi in discussione. Tradotto in cifre, questo significa però che le risorse per la copertura dell’operazione indicizzazione dovranno essere trovate almeno in parte altrove. Al massimo potrà essere sfruttato il tesoretto da 1,6 miliardi, già previsto proprio nel quadro programmatico. Ma per il resto si dovrà guardare ad altre forme di copertura. Come più volte ribadito da Pier Carlo Padoan, il governo tenterà comunque di minimizzare al massimo l’impatto sui conti pubblici che dovrebbe essere di molto inferiore anche alle ipotesi finora circolate di 4-5 miliardi.