PER IL SALVATAGGIO DELLE DUE BANCHE VENETE, L’IPOTESI PIÙ ACCREDITA È QUELLA DELL’INTERVENTO DEL GOVERNO CON 6 MILIARDI, PER DARE VITA A UN NUOVO ISTITUTO… IN VENDITA A 1 EURO

Come spiegano fonti anonime ben informate, la soluzione che si va prospettando rispetto alla vicenda delle banche venete, è tecnicamente la stessa adottata per portare al salvataggio di Etruria, Chieri, Marche e Ferrara. In pratica, da una parte sarà costituita una ’good bank’, spiegano le fonti, “che verrà ceduta al prezzo simbolico, ma in presenza di un piano solido che assicuri stabilità per il futuro”; dall’altra invece, aggiungono, “si sta studiando la soluzione per consentire al Tesoro di garantire i 5-6 miliardi di euro necessari a gestire gli asset che non verranno conferiti nella nuova banca, a partire dagli Npl”. All’atto pratico, il salvataggio delle banche venete avrebbe un intervento pubblico. Da quanto trapelato da Via XX Settembre, l’idea è quella di una ’bad bank’ del governo, che dovrebbe acconsentire alla ’ripulitura’ dei bilanci di entrambi gli istituti. L’agenzia di stampa Adnkronos ha riferito che si tratterebbe di un’operazione “con l’impiego di 5-6 miliardi” da parte del governo, che concorrerebbero alla nascita di una Nuova banca. In un secondo momento poi, il nuovo ’istituto’ che nascerà dalle ceneri di Vicenza e Veneto, “sarà messo in vendita al prezzo simbolico di un euro”, esattamente come precedentemente accaduto con le recenti ’good bank’.  I crediti in sofferenza che emergono dai libri di Vicenza e Veneto ammontano a 9 che, di conseguenza, ’rimarranno’ allo Stato, e “si cerca una formula che possa ottenere il via libera Ue senza configurare l’aiuto di Stato. I contatti – aggiungono ancora le fonti – sono costanti e l’ottimismo prevale”. Resta tuttavia il rischio che possa anche scattare quel ‘burden sharing’, che si rivolge, colpendoli, sia gli azionisti che i creditori non privilegiati, innescando di conseguenza il meccanismo ( e per questo, assicurano, “Si lavora per ridurre al minimo l’impatto”). che ha portato a dover rimborsare i risparmiatori delle quattro banche.  Ovviamente, premesso che tale intervento – pubblico – dovrà essere attuato nel rispetto delle regole europee, l’impasse è data da ‘chi’, acquisterà la nuova banca a un euro. Eccezion fatta per l’eventuale interessamento da parte degli istituti europei, riguardo all’Italia Unicredit si è subito chiamata fuori, spiegando di non essere interessata mentre, molto più accreditato – seppur con molti dubbi – a far parte della partita sembrerebbe essere il gruppo Intesa Sanpaolo. Ad ogni modo, assicurano i ben informati,il piano sarà definito in settimana: “il prossimo weekend è quello decisivo”.

M.