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Perché non arriva la cassa integrazione: ultime notizie INPS, quanti mancano, la situazione

Durante il lockdown e l’emergenza coronavirus, la cassa integrazione straordinaria è stata fra i provvedimenti della prima ora, da parte del governo, per contenere i danni economici del lockdown.

Purtroppo, questo strumento è stata una lama a doppio taglio, in grado di generare anche molto malcontento, per via delle numerose difficoltà nell’erogazione degli ammortizzatori sociali, e i ritardi consistenti che si sono verificati.

La misura era prevista nel decreto Cura Italia del 16 marzo e pensata per coprire nove settimane, ma ad oggi, 10 luglio 2020, ci sono ancora numerosi lavoratori che lamentano di non aver ricevuto un euro.

Perché ancora non arriva la cassa integrazione, per quale motivo ci sono ancora ritardi? Cerchiamo di fare chiarezza in base alle ultime informazioni disponibili.

Cassa integrazione, quando viene accreditata, quando arriva? Perché la cassa integrazione è in ritardo, perché viene rifiutata la domanda, quando sarà pagata

Come più volte sottolineato dalle istituzioni, i ritardi sono stati dipesi da una serie di fattori. La cassa integrazione si è scontrata con i soliti problemi e ritardi burocratici, ma in tanti casi ci sono stati anche errori da parte delle aziende che hanno fatto richiesta degli ammortizzatori sociali.

Vero anche che il numero di domande è stato molto ampio, motivo per il quale è stato difficile gestire la situazione in tempi brevi.

Specifichiamo intanto che esistono tre tipi diversi di cassa integrazione: ordinaria, straordinaria e in deroga. Quest’ultima è stata la versione sulla quale ha puntato il Cura Italia appunto per ampliare le possibilità dello strumento di agevolazione.

In base ai dati dell’INPS del mese di maggio, bisogna affermare che la maggioranza delle domande di cassa integrazione risultano già elaborate e liquidate. A confermarlo anche il direttore dell’ente previdenziale, Pasquale Tridico.

I problemi principali si sono verificati nei rapporti fra Stato, INPS e Regioni. Sono queste ultime, infatti, che hanno la competenza per le prime nove settimane di cassa integrazione, avendo il compito di smistare le richieste all’INPS. Proprio questo meccanismo, è stato rivisto per gli incredibili ritardi e le tante difficoltà emerse.

Inoltre, come sottolineato da Il Sole24ore, le aziende si sono trovate in difficoltà pratica per effettuare le domande. Questo per l’affollamento di norme, regolamenti e circolari che si sono susseguiti dal mese di marzo con ben 26 provvedimenti dell’INPS.