PICK-UP SULLA FOLLA: 8 MORTI A NEW YORK. ARRESTATO UN UZBEKO IN ODOR DI ISIS

Erano circa le 15 di un giorno come tanti quando, poco lontano da Manhattan, mentre stava transitando sulle corsie dell’autostrada urbana che costeggia il fiume Hudson – la West Street – improvvisamente un pick-up ha effettuato una manovra brusca invadendo la pista ciclabile. Quello che inizialmente sembrava essere un gesto inconsulto, dovuto ad una disattenzione, si è rivelato invece il passaggio di un piano preciso. L’autoveicolo – poi risultato essere stato noleggiato da Home Depot, – ha spinto sul gas travolgendo come birilli gli ignari ciclisti, che non hanno nemmeno avuto il tempo di capire cosa stesse accadendo. Dopo aver percorso circa un chilometro, all’altezza della Peter Stuyvesant High School, ed essersi lasciato alle spalle 6 cadaveri (altre due persone, colpite da infarto moriranno poco dopo in ospedale) e circa 20 feriti, il pick-up è uscito dalla ciclabile puntando un furgoncino (ferendo i due all’interno), e carambolando addosso a uno scuolabus. A quel punto, il giovane alla guida, con indosso una tuta blu, è sceso impugnando due pistole (sembra si trattasse di sparachiodi), urlando “Allah Akbar”, Nel frattempo però, allertati fin dalla prima manovra, erano accorsi numerosi agenti che hanno aperto il fuoco. Colpito ad una gamba e all’addome – non è in pericolo di vita – l’attentatore è stato identificato come Saipov, ma il suo nome per esteso non è stato ancora reso noto. Le autorità hanno riferito che è originario di Tashkent (capitale dell’Uzbekistan), ha 29 anni e risiede in Florida, a Tampa. L’attentatore (che era in possesso della green card), sarebbe giunto negli Stati Uniti nel 2010. Dapprima si è stabilito in Ohio, poi in Florida dove, a Fort Myers, ha lavorato come camionista perfezionando la lingua. Quindi si è trasferito a Paterson, nel New Jersey, dove lavorava per Uber. Benché non vi sia stata al momento ancora una rivendicazione ufficiale, la dinamica dell’attentato, il grido ‘di battaglia’ lanciato dal 29enne, e un bigliettino rinvenuto all’interno del pick.up (dove giurava fedeltà alla causa islamista), è più che probabile che si tratti di terrorismo legato al sedicente Stato Islamico. Come ha infatti riferito Rita Katz, direttrice del Site (il sito che monitora sul web il terrorismo islamico), “Non c’è ancora nessuna rivendicazione dell’attacco a New York, ma le modalità, come l’uso di un mezzo, sono in linea con le istruzioni dell’Isis”. La Katz ha inoltre scoperto un particolare inquietante: lo scorso agosto l’Is invitò i lupi solitari ad agire, ed il post era accompagnato da un foto scattata a poche centinaia di metri dal luogo dell’attacco di oggi. Certo è che l’attacco ha provocato l’entusiasmo ed i messaggi di ‘festa’ da parte dei jihadisti del web, che hanno immediatamente postato decine di foto con i luoghi simboli degli usa con scritte come “vi uccideremo” ed altre frasi del genere. Appresa la notizia, il presidente Trump ha immediatamente twittato: “Quello di New York City sembra un altro attacco opera di una persona molto malata e folle. Le forze dell’ordine stanno seguendo il caso da vicino. Non negli Usa!”. Anche il premier Gentiloni ha twittato la solidarietà del nostro Paese agli States, per l’attacco subito: “Italia abbraccia #NewYork colpita dall’attentato. Vicini alle famiglie e alle autorità americane contro il terrore”.
M.