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Pignoramento del conto corrente: ecco chi rischia di più. Lavoratori dipendenti, autonomi, eccezioni, procedure vincolo forzato depositi bancari o postali e come estinguere debito insoluto

Caos e informazioni si seguono e si guardano a vista su di un tema tanto controverso quanto dibattuto e preoccupante come quello del pignoramento del conto corrente: oggi ci si chiede, naturalmente, non solo in cosa consista nel dettaglio la tanto discussa procedura volta al pignoramento del conto corrente ma anche, se non soprattutto, chi siano i soggetti che rischiano di più.

Quanto ci si interroga sul pignoramento del conto corrente è logico desumere che la domanda più frequente sia: chi sono i soggetti più a rischio? Ebbene, proviamo a fare chiarezza. Ecco chi rischia di più, e non solo.

Ecco un vademecum sulle differenze tra lavoratori dipendenti, autonomi, le eccezioni, e gli indirizzi di procedura in relazione al vincolo forzato per i depositi bancari o postali per estinguere un debito insoluto.

Pignoramento conto corrente: ecco chi è più a rischio tra lavoratori dipendenti e autonomi

Va subito detta una cosa: il pignoramento del conto corrente rientra nella categoria del pignoramento presso terzi, e implica dei rischi non identici per tutte le categorie di lavoratori in possesso di un deposito presso un istituto bancario o postale.

Le regole procedurali in vigore sull’esproprio di denaro in deposito da parte dei creditori differiscono in base al tipo di rapporto lavorativo del debitore insolvente e al conto in possesso.

Secondo la legge, con il pignoramento del conto corrente il lavoratore dipendente rischia di perdere di più di un lavoratore autonomo.

Ma perché? Scopriamo nello specifico come funziona la procedura di pignoramento del conto corrente e quali sono i rischi per le due categorie professionali. Il pignoramento del conto corrente permette alla banca di bloccare una somma in deposito su un conto per garantire il pagamento da parte del debitore insolvente.

La legge indica che, una volta giunto l’atto giudiziario di pignoramento del conto corrente, la banca o l’ente postale può procedere a bloccare la somma intera presente su un normale conto corrente, o una parte (la parte che supera il triplo dell’assegno sociale) se il conto è di appoggio per la ricezione dello stipendio di un lavoratore.

Questa differenza significa che la giacenza presente su un conto corrente di un professionista viene bloccata per intero con il pignoramento. Per quanto riguarda il conto di un lavoratore dipendente, al contrario, il blocco dei soldi depositati avverrà solo se la cifra supera i 1.347 euro.

Dunque chi ha un lavoro subordinato e dipendente, il blocco è limitato ad una parte della somma presente sul conto. Di conseguenza il professionista rischia di più. Alla luce però delle regole sulla durata del pignoramento il lavoratore dipendente assume una posizione più rischiosa.  Vediamo perché.

Pignoramento conto corrente: perché è più a rischio il lavoratore dipendente

Il pignoramento del conto corrente di un lavoratore dipendente risulta più a rischio di quello effettuato sul deposito di un professionista perché ha una durata maggiore.

Il conto corrente del lavoratore autonomo, in effetti, è svincolato dal pignoramento quando il giudice autorizza il prelievo della somma del debito. Una volta estinto il pagamento verso il creditore, il conto corrente torna in piena disponibilità del professionista.

Per il dipendente, invece il conto corrente, resta sottoposto a pignoramento anche nei mesi successivi all’atto di pignoramento. Nello specifico, verrà trattenuto il 20% da ogni mensilità ricevuta dal lavoratore sul conto corrente.

Il lavoratore dipendente rischia di più perché il pignoramento dura fino a quando sul suo conto verrà accreditato lo stipendio mensile.