Ponte Morandi. Toninelli revoca la difesa a Ferrazza

    Potrebbe risultare non veritiera la notizia di qualche giorno fa che il Ministero dei Trasporti si costituirebbe parte civile nell’indagine sul crollo del Ponte Morandi, che vede tra gli accusati il provveditore Riccardo Ferrazza. Il ministro Toninelli aveva annunciato che, in caso di rinvio a giudizio di Ferrazza, gli avrebbe revocato il sostegno da parte dell’Avvocatura di Stato. Ferrazza è l’unico della giunta ministeriale coinvolto nell’inchiesta, poiché, da capo della commissione tecnica-amministrativa nella gestione del ponte, diede il consenso per la progettazione di opere di rafforzamento, senza specificare però dettagli sulle limitazioni della circolazione stradale o sull’installazione di nuovi sensori. La difesa da parte dello Stato nei confronti del provveditore Ferrazza è stata messa sotto il vaglio della commissione legale del Ministero dei Trasporti per testarne la compatibilità. Quindi è stato lo stesso Toninelli ad attribuire il sostegno e risulta quasi impossibile che sia il medesimo a revocarlo, almeno che Ferrazza non venisse accusato di dolo. Ma c’è di più. Da pochi giorni è iniziato il cosiddetto processo bis per il crollo della Torre Piloti, ovvero quello che vede imputati una serie di funzionari pubblici, tecnici, ammiragli della Capitaneria e dirigenti di Piloti e Rimorchiatori, accusati, tra l’altro, di aver costruito la Torre nella metà degli anni ’90 a filo di banchina, quindi in un punto fortemente a rischio. Fra i molti imputati vi sono l’ex presidente e l’ex componente della sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che espressero parere favorevole al progetto, Ugo Tomasicchio e Mario Como. Entrambi sono difesi dall’Avvocatura di Stato. Come per il crollo del ponte Morandi anche qui l’accusa è di omicidio colposo plurimo e le contestazioni sono simili, riguardano le responsabilità tecnico professionali. Se questi sono iparametri di Toninelli non si capisce perché non venga revocata la difesa di Stato anche ai due ex membri dei Lavori Pubblici, che sono già stati rinviati a giudizio.In realtà, una decisione del genere rappresenterebbe un precedente clamoroso e metterebbe a rischio le difese di centinaia di pubblici dipendenti che, per le più svariate ragioni, finiscono in guai giudiziari. Ad esempio, sempre per restare a Genova, l’Avvocatura di Stato si era battuta fino alla fine per bloccare i risarcimenti ai manifestanti massacrati nella scuola Diaz dalla polizia.Ma il ruolo del Mit nel futuro processo per il crollo di ponte Morandi sarà reso ancor più complicato da un altro aspetto. Il ministro Toninelli quando inizierà il dibattimento si troverà metaforicamente parlando, seduto sui due fronti processuali. Da una parte Toninelli ha annunciato: “Ci costituiremo parte civile appena ne avremo facoltà, ossia in sede di udienza preliminare”.Ma quasi sicuramente Toninelli, o meglio il suo Ministero, proprio come sta accadendo nel processo bis della Torre Piloti, sarà citato come responsabile civile dalle parti offese, i famigliari delle 43 vittime. Questo perché il ponte è di proprietà dello Stato e perché, al momento almeno, fra gli indagati compaiono dirigenti del Mit che avrebbero dovuto vigilare sulla concessionaria Autostrade. Il Mit potrebbe trovarsi a risarcire i parenti ma anche ad esercitare il suo ruolo per far ricadere oltrechè su quelli di Autostrade, anche sui suoi dipendenti – a questo fa pensare l’annuncio di revoca della difesa pubblica a Ferrazza – la responsabilità del crollo del viadotto.