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Povertà e disuguaglianza secondo l’Istat si starebbero lentamente riducendo: ma è realmente così?

Onestamente a volte, proprio in virtù della società che viviamo – e che osserviamo costantemente – non riusciamo proprio a capacitarci quale siano i sistemi di verifica adottati e, soprattutto come venga composto il campione delle indagini da quali l’Istituto di ricerca attinge.

Chissà che, come cantava ironicamente Pippo Franco raccontando la Statistica, non sia davvero che se due persone dispongono di un pollo per pranzo, ed altre due nulla, ‘statisticamente’ tutte e quattro possono disporre di  mezzo pollo ciascuno!

Povertà, intanto calcolare la media dei redditi significa già escludere a priori quanti senza occupazione

Questi perché meraviglia apprendere che oggi, presentando le ultime rilevazioni condotte dall’Istat, in merito ai redditi relativi a quest’ultimo anno, sul fronte dei redditi il nostro è divenuto un Paese ‘leggermente meno diseguale’. Questo per dimostrare come, in termini pratici, l’insieme delle politiche sulle famiglie (Irpef, bonus, indennità varie, ecc.), siano riuscite ad influenzare, abbassandolo, l’indice di Gini (che calcola li divario fra i diversi redditi), dal precedente 30,4% all’attuale 29,6%. Ed in tutto ciò quindi, riducendo (addirittura), il rischio di povertà che, secondo l’Istat sarebbe passato dal 18,6% al 16,8%.

Povertà, a migliorare notevolmente la situazione avrebbero concorso le politiche di sostegno adottate del governo

Anzi, l’Istituto di ricerca si mostra tutto sommato anche abbastanza positivo, illustrando che, a seguito di tutti gli interventi adottati dal governo, oggi il rischio di povertà si è drasticamente ridotto per tutte le classi di età al di sopra dei 24 anni. Premesso che, per ovvi motivi i redditi in mano all’Istat identificano chi lavora, e dunque non considera a priori chi non ha redditi (ed in Italia sono sempre di più) poi, anche qui per effetto della statistica se non suddividiamo capillarmente le individualità economiche produttive, spalmando invece mediamente i redditi complessivi rispetto a quelli di ciascun singolo, il risultato che ne esce è inevitabilmente inalterato. Ecco perché capita di leggere che in Italia lo stipendio medio è di circa 1.500 euro!!!!

Calcolare i redditi significa attenersi a quanto denunciato dalle buste paga ma, nel privato, quante sono davvero regolari?

Inoltre, ma qui entriamo in un ginepraio ‘pericoloso’, sarebbe utile scoprire – specie nel lavoro privato – quanti percepiscono realmente quanto denunciato nelle buste paga. Insomma, prendiamo per buono quello che l’oscuro mondo dei redditi vuol far apparire, ma non diamolo per scontato.

Max