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Pressione ospedaliera, la Fiaso: “In 7 giorni +25,8% ricoveri, triplicati fra i bambini”. L’Agenas: “Rianimazioni oltre la soglia”

Prosegue l’opera di monitoraggio estesa a 21 strutture ospedaliere e sanitarie – compresi 4 ospedali pediatrici – disseminiate lungo tuto il territori nazionale, da parte della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso).

Un report purtroppo prevedibilmente impietoso, vista la vilente recrudescenza di contagi dettati dall’avvento della variante Omicron che, è vero meno pericolosa del Covid originario, ma comunque devastante per effetto della proporzione che vede una determinata percentuale di ricoveri rispetto ad un preciso numero di contagi.

La Fiaso: in una settimana ricoveri ospedalieri aumentati del 25,8%, addirittura dell’86% fra gli under 18 anni

Dunque, spiegano i tecnici della Fiaso, in questa settimana è stata registrata un ulteriore accelerazione dei ricoveri ospedalieri, cresciuti del 25,8%. Per quel che riguarda invece i reparti ordinari, i non vaccinati rappresentano il 52%. Riguardo l’età di quanti ricoverati nelle corsie, nei vaccinati la media è di 71 anni mentre, di 63 anni per i non vaccinati.

Il dato che inquieta di più, è che l’incremento più preoccupante è relativo ai pazienti under 18 che, addirittura raddoppia negli ultimi 7 giorni, in virtù di un’impennata dell’86%.

La Fiaso: “Nelle terapie intensive i no Vax rappresentano il 72%, metà dei quali in buona salute prima del contagio

Va da sé che in automatico aumentano (+13%), anche i ricoveri  nelle terapie intensive dove, resta stabile la proporzione tra quanti vaccinati ed i non vaccinati, che al momento rappresentano il 72%. Nello specifico, si legge nel report, il 50% dei non vaccinati finiti nelle rianimazioni, fino a prima del ricovero non avevano problemi di salute e ne altre patologie. Parliamo di un campione esteso su quasi tutte le fasce di età: il più giovane ha infatti 18 anni mentre, il più anziano, 83. Riguardo invece ai vaccinati ricoverati nelle terapie intensive, questi rappresentano il il 28%, due terzi dei quali affetti da altre gravi patologie (dunque nonostante il vaccino maggiormente esposti a rischi), e per l’85% dei casi si tratta di immunizzate con due dosi da oltre 4 mesi, e quindi non ancora vaccinate con la terza dose.

La Fiaso: “In una settimana triplicato il numero dei minori ricoverati, il 62% ha un’età compresa fra gli 0 ed i 4 anni”

Infine, la parte del report stilato dalla Fiaso relativo sia ai reparti pediatrici degli ospedali monitorati, che ai 4 ospedali pediatrici, indica che in una settimana è addirittura ‘triplicato’ il numero dei bambini ricoverati, passando da 66 a 123, così come nelle terapie intensive, dove si è passati da 2 a 6. Purtroppo il 62% dei piccoli pazienti è di un’età compresa fra gli 0 ed i 4 anni, categoria non vaccinabile.

L’Agenas rivela che nel Paese, fra regioni e province autonome, 16 terapie intensive hanno superato al soglia critica

Ma non soltanto la Fiaso, anche l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas), sta continuamente monitorando la pressione ospedaliera e, puntualmente, ha anch’essa registrato l’aumento dell’occupazione dei posti di letto nelle terapia intensiva in 6 Regioni e province autonome italiane, segnalando che ad oggi ben 16 terapie intensive nel Paese hanno superato la soglia critica, notoriamente fissata al 10%.

L’Agenas: “Dal 4% registrato nelle rianimazioni della Basilicata, al 24% di occupazione in quelle della provincia di Trento”

Nello specifico, dai dati aggiornati alle 19.40 di ieri, le Regioni e le Province autonome che nelle ultime 24 ore hanno registrato un aumento della percentuale di occupazione l’Abruzzo (+1%, oggi al 13%), Basilicata (+1% – 4%), Lombardia (+1% – 15%), provincia autonoma di Bolzano (+1% – 19%), Piemonte (+1% – 19%), e Valle d’Aosta (+3% – 12%).

Complessivamente, spiega ancora l’Agenas, la media nazionale è ora al 15%, in virtù delle 16 le Regioni e Province autonome che hanno scoperto la soglia critica, fissata al 10%. Sono l’Umbria e la Valle d’Aosta (al 12%), l’Abruzzo e la Sicilia (al 13%), la Lombardia, la Toscana, la Calabria e l’Emilia Romagna (al 15%), quindi il Friuli Venezia Giulia (al 16%), il Lazio (al 17%), la Provincia di Bolzano, il Piemonte ed il Veneto (al 19%), poi Marche e Liguria (21%) e, infine,  la provincia di Trento (al 24%).

Max