Home POLITICA ESTERI Primarie democratiche USA 2020: oggi si vota in sei stati

Primarie democratiche USA 2020: oggi si vota in sei stati

Oggi gli elettori del partito democratico statunitense votano in sei stati per scegliere il candidato che sfiderà Donald Trump alle elezioni presidenziali di novembre. Non sarà un martedì super come quello della scorsa settimana, in cui votarono ben quattordici stati, ma sono comunque messi in palio 352 delegati da portare alla convention democratica di luglio.

I seggi sono aperti in Michigan, Mississippi, Missouri, North Dakota, Washington e in Idaho. Ormai è una corsa a due tra Joe Biden, ex vicepresidente di Barack Obama e rappresentante dell’ala moderata del partito, e Bernie Sanders, senatore del Vermont, progressista e “socialista”. Per ora Biden è in testa con 670 delegati ottenuti, Sanders segue con 574.

Washington assegna 89 delegati. Dal punto di vista demografico per Sanders è uno dei migliori stati rimasti. I sondaggi prevedono una gara molto combattuta e una divisione della posta in palio tra i due candidati. È previsto anche che Elizabeth Warren e Michael Bloomberg, nonostante il ritiro dopo il Super Tuesday, prendano il 4% ciascuno. Questo perché nello stato di Washington si vota per posta e molti voti sono già stati espressi prima che si ritirassero.

Idaho, altro stato americano del Nord-Ovest, mette a disposizione 20 delegati. Qui Biden è dato favorito su Sanders. La sua probabilità di vittoria è data al 57%, quella di Sanders al 43%.

Il premio più ricco della giornata lo assegna il Michigan con 125 delegati. Questo stato del mid-west, operaio, la cui economia gira intorno all’industria dell’automobile, per il momento sorride a Biden. L’ex vice di Obama secondo i sondaggi prenderà intorno al 51%, Sanders il 36% circa. Per Sanders il Michigan è fondamentale se vuole continuare la sua corsa. Qui nel 2016 vinse di misura contro Hillary Clinton, oggi dovrà ribaltare i pronostici.

Il Missouri e il Mississippi assegnano rispettivamente 68 e 41 delegati. In questi due stati Biden è dato ampiamente in vantaggio. In particolare il Mississippi è uno Stato repubblicano. Trump nel 2016 fu votato in massa qui. Perfino l’elettorato democratico è piuttosto moderato e conservatore. Il radicale Sanders non ha possibilità di vittoria.

Il Nord Dakota è un altro stato repubblicano, dove Trump nel 2016 prese il 62% dei voti. Il partito democratico ha una forte base elettorale solo nella zona orientale del paese, in particolare nei centri urbani di Fargo e Grand Forks, tra i colletti bianchi e tra i residenti benestanti. I sondaggi prevedono una gara ravvicinata tra Biden e Sanders. I delegati in palio sono quattordici e si vota attraverso i tradizionali caucus.

La corsa di Biden verso la Casa Bianca ha giovato degli endorsement di personaggi di rilievo all’interno del partito. Prima Pete Buttigieg ed Amy Klobuchar, i due candidati moderati che si sono ritirati alla vigilia del Super Tuesday, poi Michael Bloomberg, ex sindaco di New York, Kamala Harris, senatrice della California, e Cory Booker, altro ex candidato ritiratosi a gennaio.

Sanders ha invece incassato l’appoggio del reverendo Jesse Jackson, leader dei diritti civili ed ex candidato alla presidenza nel 1984 e 1988. “Ad eccezione dei nativi americani, gli afroamericani sono le persone più indietro socialmente ed economicamente negli Stati Uniti e le nostre esigenze non sono moderate. Un popolo molto indietro non può recuperare scegliendo un percorso moderato, ma progressista e il senatore Sanders rappresenta il percorso più progressista. Ecco perché oggi scelgo di appoggiarlo”, ha spiegato Jackson. Un importante endorsement per Sanders, che non va forte nella comunità afroamericana, fondamentale per ottenere i voti necessari per la nomination.

Mario Bonito