Progetto Juncker, è già sì per Francia e Italia- di Isabella Musumeci

    Europe-Economy Mitc-1024x793 “Qualcosa si muove: un grande italiano, Galileo, lo diceva su cose più serie. Io lo dico sull’Europa”, queste le parole del premier Matteo Renzi, riguardo al nuovo fondo europeo per gli investimenti, che ha trovato il pieno consenso soprattutto da parte di Italia e Francia. Il fine di tale iniziativa, che lo stesso Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, presenterà mercoledì al Parlamento di Strasburgo, sarebbe quello di finanziare il piano da 300 miliardi per rilanciare la crescita, mediante l’attuazione di diversi progetti.

    I primi interventi saranno rivolti a settori come quello dell’energia e dell’economia digitale, oltre a salute, ambiente, trasporti, educazione e risorse naturali. Sono già 1800 le proposte che aspirano al finanziamento, per un valore complessivo di 1100 miliardi, avanzate dai Paesi della Commissione Europea e inviati a Bruxelles. Su questo l’Italia non ha perso tempo, infatti risulterebbe il Paese che ne ha mandate di più, sono infatti circa 87 miliardi. Germania e Olanda non hanno ancora spedito i loro progetti, si pensa che ci stiano meditando su, per avere idee che possano essere accolte dalla commissione come valide. Ciò accade in quanto non tutti i progetti saranno presi da questo elenco, passeranno solo le eccellenze e non ci saranno quote nazionali, dunque i paesi che presenteranno le idee migliori prenderanno più soldi degli altri.

    La governance del Fondo sarà su due livelli. Il comitato di esperti indipendenti e il board. Il primo chiamato a decidere quali siano i progetti finanziabili e il board, composto da uomini della Bei, la banca europea degli investimenti e della Commissione, che prenderanno le decisioni finali. Pertanto il fondo, sarà operativo solo dal giugno del prossimo anno.

    “L’Italia chieda all’Ue di destinare parte delle risorse che arriveranno al nostro Paese dal piano di 300 miliardi proposto da Juncker per attuare il progetto di smart city”. Queste le dichiarazioni rilasciate in una nota dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Simona Vicari, che ha la delega sulle smart city. Questa proposta nascerebbe dalla preoccupazione del sottosegretario riguardo al divario economico tra Nord e Sud Italia. “Alla luce dei dati Svimez, molto preoccupanti soprattutto per il Mezzogiorno, le Smart City possono rappresentare un volano per lo sviluppo economico, occupazionale e tecnologico”, la politica industriale dovrebbe quindi, secondo Simona Vicari promuovere, Città e Comunità Intelligenti, mettendo a sistema le risorse che vengono direttamente da Istituzioni comunitarie ,con quelle gestite da programmi operativi nazionali e regionali. “Si tratta di una grande occasione ed opportunità che non va sprecata. Per questa ragione credo che nei 300 miliardi del piano Juncker e nei mille progetti del piano di Padoan il “progetto smart city” e quindi tutti i temi di policy che afferiscono alle città intelligenti, dall’Energia, all’Information Technology, ai Servizi Innovativi, alla Finanza e all’Urban Redesign debbano trovare ampio spazio”, così conclude la nota il sottosegretario Vicari.

    “Dopo riforme corpose punteremo al new deal europeo. Il primo programma corposo di riforme che si sta componendo: in Ue nessuno ci dice più di fare i compiti a casa. La nostra parte l’abbiamo fatta, dal primo gennaio saremo molto più duri per puntare verso un new deal europeo”, così si è espresso il presidente del consiglio Matteo Renzi, dimostrando di essere sì volto all’Europa, ma senza mai distogliere l’attenzione dagli interessi del proprio Paese.