Pronto soccorso affollati e più Sos degli anni scorsi a Milano. “Caldo pesa”

(Adnkronos) – “Già da un mese a questa parte, da metà giugno in poi, noi della sala operativa dell’emergenza urgenza stiamo registrando un aumento significativo di chiamate. Su questi picchi, più elevati rispetto a quanto rilevato nel triennio precedente, pesa il fattore climatico. Del resto l’ondata anomala di caldo che caratterizza questo periodo fa sì che in una fascia oraria molto più ampia del solito, dalle 10 alle 20 di sera, le temperature percepite siamo molto alte, anche sui 40 gradi. Una situazione che ha sicuramente un impatto sulle persone più fragili e che ha per esempio l’effetto di esacerbare malattie croniche. La situazione dei pronto soccorso nell’area che fa riferimento alla nostra sala operativa? Sono sovraffollati”. A tracciare il quadro all’Adnkronos Salute è Giacomo Colzani, responsabile Soreu metropolitana.  

Questa sala operativa regionale dell’emergenza urgenza, spiega, si occupa di un’area che copre la provincia di Milano e Monza-Brianza, ad eccezione dell’Abbiatense e del Legnanese che rientrano sotto un’altra Soreu. “Ma i numeri sono uno specchio un po’ di tutta la Regione”, riflette. “Prendendo come indicatore il numero di chiamate di soccorso che arrivano in sala operativa e avendo come riferimento gli anni 2019, 2020 e 2021, rileviamo un aumento. Se la nostra sala operativa risulta gestire in media dalle 1.500 alle 1.700 chiamate al giorno in momenti di punta, da un mese a questa parte siamo sopra l’ordinario: siamo tra le 1.700 e le 2.000 chiamate costanti, quindi siamo ben oltre quelli che sono i normali picchi. Va considerato che le città si sono relativamente ridimensionate nel numero delle presenze e anche nel numero di utenti medi che chiamano il 118. Non abbiamo le scuole, le attività ludico-sportive, i punti di aggregazione. Ma le chiamate sono ugualmente elevate. Quindi il fattore climatico di sicuro influisce sul numero dei soccorsi”.  

Le chiamate sono per colpi di calore? “Sì e no – chiarisce Colzani – Le chiamate possono essere per i fattori più disparati: perché la persona respira male, perché è svenuta, perché ha la pressione bassa. Tutto questo è spesso riconducibile all’esacerbazione di sintomi di patologie croniche in una fascia di pazienti fragili. Per esempio, l’anziano con problemi cardiologici già di base facilmente si scompensa con queste temperature e ha bisogno di un trasporto in ospedale”. A catena, “i pronto soccorso risultano essere sovraffollati”.  

La situazione, continua l’esperto, “è a macchia di leopardo. Il lavoro della sala operativa è anche quello di gestire al meglio il soccorso e mandare l’utente nel pronto soccorso adeguato, ma anche meno intasato. Se oggi è in difficoltà una struttura e un’altra lo è meno, il giorno successivo cerchiamo di riequilibrare la situazione. Ma i principali pronto soccorso dell’area, chi più chi meno, sono in sovraffollamento in questi giorni. E avviene rispetto a una città con meno persone. Essendoci meno chiamate per situazioni come la caduta in una palestra scolastica, di sicuro gli eventi legati al fattore climatico pesano di più. Il triennio preso come riferimento ha due anni particolari, segnati da Covid e da una vita sociale ridotta, ma anche rispetto a un anno campione ‘normale’ come il 2019 risultiamo essere sopra soglia”, osserva Colzani.  

“Ci sono dei momenti in cui si fatica di più e in certe ore della giornata in cui i soccorsi sono maggiori – quindi tra mezzogiorno e le 14 e tra le 18 e le 20 – vi sia un sovraffollamento dei pronto soccorso e un allungamento del processo di sbarellamento. La situazione dunque è questa. Non siamo ai livelli di guardia, tutti stanno facendo la loro parte dall’inizio alla fine della filiera, la situazione risulta ancora gestibile, ma innegabilmente c’è una pressione significativa sulle strutture”.