RAI: CDA RINNOVO CON LA GASPARRI, RISCHIA STOP RIFORMA

Il governo, alla fine, ha dovuto arrendersi: tra le minacce di ostruzionismo dell’opposizione e i mal di pancia nel Pd, rinnovare il consiglio di amministrazione Rai con la nuova legge avrebbe comportato tempi lunghi e una faticosa battaglia in Parlamento. Così, il premier ha deciso di rompere gli indugi e, tramontata l’ipotesi di un decreto, di procedere con la legge Gasparri. La decisione è stata comunicata ai membri Pd della Commissione di Vigilanza e formalizzata con una lettera alla bicamerale del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, in qualità di azionista della tv pubblica, con l’invito ad andare avanti in tempi brevi con l’elezione di sette dei nove membri del cda. La scelta è arrivata, con una accelerazione un po’ inattesa, alla vigilia della votazione finale in Senato sul disegno di legge, scompaginando le carte della trattativa e provocando dubbi tra i parlamentari sulla necessità, a questo punto, di procedere a tappe forzate per l’approvazione. Da un lato la capigruppo ha deciso di andare avanti con il calendario prefissato, che prevede per venerdì 31 il sì di Palazzo Madama, dall’altra però ha deliberato di convocare una nuova riunione domani alla luce delle novità che verranno fuori. Sono ore frenetiche, infatti, per tentare di trovare la quadra. Mentre il governo annunciava la presentazione di nuovi emendamenti, che dovrebbero aprire le porte alle richieste di M5S (su incompatibilità per l’elezione a membro del cda e sulla trasparenza nella gestione aziendale) e Lega Nord, con il conseguente ritiro di molti degli oltre 1500 emendamenti presentati, Forza Italia prometteva battaglia. “Questo provvedimento di riforma della Rai contiene dei veri obbrobri”, attacca il capogruppo Paolo Romani, contestando la scelta di lasciare invariato il termine per il voto. Ostruzionismo, dunque, con la presentazione di almeno 500 subemendamenti, alla scadenza di domani alle 9.30. Ottenuto il voto con la legge attuale, salutato con un tweet da Maurizio Gasparri, gli azzurri puntano anche a fermare la riforma che pure avevano contribuito a modificare. Contro il governo anche il Movimento 5 Stelle, che parla di volontà lottizzatoria. Domani sarà una giornata decisiva: i membri Pd della Vigilanza si incontreranno in mattinata per decidere come procedere, poi alle 14 l’ufficio di presidente della Vigilanza deciderà le tempistiche. Il presidente Roberto Fico ha sollevato alcune perplessità sulla possibilità di votare prima della pausa estiva, annunciando la volontà di rivedere il regolamento. Un accordo tra le forze politiche è necessario per procedere, soprattutto perché il presidente deve avere i due terzi dei voti. Secondo i calcoli, quattro membri del cda andranno al Pd (ma uno potrebbe finire alle sigle minori), due al centrodestra, uno a M5S. Al Tesoro spetta indicare il proprio componente. L’attesa, però, è soprattutto per il dg su cui Matteo Renzi dovrebbe avere le idee ormai chiare. La scelta dovrebbe ricadere su una donna: in corsa Marinella Soldi di Discovery, Patrizia Grieco, presidente di Enel, e la toscana Antonella Mansi, ex presidente della Fondazione Mps