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‘Realiti’ finisce nel mirino della procura catanese

Incredibile a crederci ma, all’indomani del suo debutto – ormai parliamo di quasi una settimana fa – ‘Realiti’ ha inizialmente tenuto banco più per il fallimento degli ascolti rimediato (parliamo di qualcosa come circa 500mila telespettatori), che per il contenuto andato in onda. Lo stesso Lucci è infatti intervenuto pubblicamente per ammettere, con grande onestà, che così non va e che urge correre ai ripari.
In realtà però, a contribuire in peggio a questa disastrosa ‘prima’, quanto verificatosi in diretta. Tra gli ospiti intervenuti infatti vi erano anche Leonardo Zappalà e Niko Pandetta (quest’ultimo nipote del boss ergastolano Salvatore Cappello), nelle loro vesti di cantanti neomelodici. Ad un certo punto la conversazione è virata su Falcone e Borsellino e, come nulla fosse, Pandetta ha commentato: “A questi qui (i due giudici assassinati,ndr) ci doveva piacere sia il dolce sia l’amaro per il lavoro che fanno”. Parole, per quanto evidentemente pronunciate attraverso una ‘formula grammaticale’ poco corretta, comunque pesanti. Dal canto suo la Rai ha cercato di stigmatizzare e, come per incanto, ‘Realiti’ è scomparso dalla piattaforma di Raiplay, con a seguire una nota dove viene precisato che “La Rai ritiene indegne le parole su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino pronunciate da due ospiti della puntata di Realiti, andata in onda su Rai2 in diretta. Direttore di Rete, conduttore, autori sono stati ampiamente sensibilizzati sulla necessità di porre la massima attenzione sulla scelta degli ospiti, delle tematiche e sulla modalità di trattazione di argomenti ‘sensibili’; in coerenza con quanto ogni giorno la Rai testimonia attraverso programmi, eventi speciali e fiction dedicati alla sensibilizzazione della collettività contro la criminalità organizzata e a sostegno della memoria dei tanti martiri delle mafie. L’Azienda ha avviato un’istruttoria per ricostruire tutti i passaggi della vicenda”.

Presente in studio lo scorso mercoled’, ed udite tali affermazioni, l’assessore Francesco Borrelli ha tenuto ad affermare che “Uno che inneggia alla mafia, che è stato in galera, è un delinquente. Se la prende contro i pentiti infami: anche se ha già pagato, continua a fare del male perché è un esempio pessimo. Si esalta per lo schifo che rappresenta”. Una querelle proseguita anche nei giorni dopo, con Pandetta che nel corso di una diretta su Fb ha fatto vedere una pistola d’oro (una minaccia velata?), alla quale Borrelli ha replicato: “L’intimidazione non mi fa paura. Abbiamo segnalato il video alla Procura della Repubblica”.
Ed infatti, puntuale, oggi è giunta notizia che, sebbene senza indagati, attraverso il Procuratore aggiunto Carmelo Petralia, la Procura di Catania ha deciso di aprire un’inchiesta su quanto accaduto al’interno della discussa trasmissione di Raidue. Delle indagini è stata investita la Polizia Postale di Catania, che sembra abbia già acquisito il girato di ‘Realiti’.
Intanto, informata dell’accaduto dal Corriere della Sera, Maria Falcone, ha commentato: “Ma dobbiamo davvero parlare di un imbecille del genere che vomita stupidaggini in tv? Se la sono andata a cercare. L’imbecille sparisce davanti al mare di intelligenza delle persone perbene che in Sicilia e in Italia scattano indignate”.
Senza alcun risentimento verso la Rai, che anzi ha ringraziato per l’immediata presa di posizione in merito all’accaduto, la sorella del giudice Giovanni ha però esortato Viale Mazzini a garantire sempre “un controllo da parte di autori e conduttori di trasmissioni che tanto impatto hanno sull’opinione pubblica e sulla formazione delle coscienze. Occorre massima attenzione quando si affrontano temi così importanti”. Quindi, ha poi concluso la signoria Maria, “A loro e a quanti li ascoltano senza capire che sbagliano, bisognerebbe spiegare che tante vittime di mafia come Giovanni e Paolo sono morti per assicurare a tutti, anche a loro, una vita senza mafia, una vita degna”.
M.