REFERENDUM SULLE NOZZE GAY IN IRLANDA di Gianmarco Chilelli

Sono aperte dalle sette di questa mattina le urne in Irlanda, affinché si conosca il responso dei tre milioni di elettori chiamati a decidere sull’introduzione nell’ordinamento delle nozze gay. Nessun paese ha mai affrontato la questione, davvero annosa e molto spesso politicizzata fino all’estremo, con un referendum. -Cose da pazzi!- si direbbe in Italia, in cui il tema vive di un dibattito relegato ad un piano secondario e quando se ne parla non si riesce mai ad inquadrare la sostanza politica del tema, cioè la laicità dello stato. La confusione nostrana in merito alla diatriba è alta al punto che il ministro dell’ Interno Alfano solo pochi mesi fa fu costretto ad interpretare una legge e ad intimare ai prefetti annullazioni di matrimoni fatti all’ estero, dando vita spesso a scontri e conflitti tra sindaci e prefetti. La verità è che, mancando un serio tavolo di confronto politico sul tema, è assente e ben lungi dall’arrivare una effettiva legge in merito che dirima ogni dubbio. In ogni caso in Irlanda, paese dalla forte tradizione cattolica, tanto forte che le vicende nell’Ulster non sono mai state troppo lontane dal conflitto tra cattolici e protestanti, si è deciso per la via democratica della richiesta al popolo. Saranno dunque gli Irlandesi a farsi carico di un decisione certo non facile, qualora dovessero prevalere i “sì” sarebbe una grande vittoria per i movimenti a favore delle nozze gay, che hanno condotto una lunga e difficile campagna d’opinione al grido di “equality”, uguaglianza, equità. La vittoria dei “no” invertirebbe una tendenza dilagante nell’occidente sin dal 2010, anno in cui furono i Paesei Bassi a permettere i matrimoni fra persone dello stesso sesso. Cinque anni dopo furono laSpagnae ilCanada ad aprire le porte alle unioni fra omosessuali, seguite nell’anno seguente dal Belgioe dalSudafrica. Rispettivamente nel 2008 e nel 2009 furono Norvegia e Svezia a riconoscere l’uguaglianza alle coppie gay. Mentre nel 2010 toccò Portogallo, Islanda e Argentina. Negli Usa, pur non essendoci una legge centrale, vi sono stati che hanno riconosciuto in autonomia le nozze fra omosessuali: Connecticut, del District of Columbia, dello Iowa, del Massachusetts, del New Hampshire e del Vermont. Mentre in Messico è il distretto di Città del Messico a concedere il diritto di sposarsi alle coppie gay. Vi è poi un gruppo di circa venti paesi che permette e riconosce le unioni civili, essi sono: Andorra, Austria, Colombia, Repubblica Ceca, Danimarca, Ecuador, Finlandia, Francia, Germania, Groenlandia, Irlanda, Lussemburgo, Nuova Caledonia, Nuova Zelanda, Slovenia, Svizzera, Wallis e Futuna, Regno Unito, Ungheria, Uruguay. Per l’Irlanda le urne si chiuderanno per le dieci di questa sera e lo scrutinio, che comincerà alle nove di domani mattina, dichiarerà conseguito o meno il passo verso l’uguaglianza già nella tarda mattina.