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Ricette false per avere farmaci per l’Inghilterra: numeri, dati, chi è coinvolto

Sgominato traffico di medicinali e di ricette false per avere farmaci per l’Inghilterra. A conclusione di una complessa indagine i Carabinieri del Nas di Latina hanno smantellato un’associazione per delinquere che aveva messo a punto un sistema per sottrarre costosi farmaci al servizio sanitario nazionale e poi esportarli nel Regno Unito dove rifornivano i grossisti locali.

L’attività investigativa ha portato a  un’ordinanza di custodia cautelare a carico di diciotto indagati, cinque dei quali in carcere, altrettanti ai domiciliari e otto agli obblighi di firma per avere messo in piedi un giro d’affari che nell’arco di soli sei mesi ha dirottato un milione di euro di medicinali dalla sanità italiana, soprattutto quella laziale.

Il traffico illecito era gestito tra Napoli e l’Inghilterra, ma l’indagine è nata a Latina dal momento che è nel capoluogo pontino che sono maturati i primi sospetti. Tutto è partito da un lavoratore che, impiegato per due farmacie, si è ritrovato due ricette mediche uguali in punti vendita diversi: ha segnalato l’anomalia all’Asl che ha subito informato il Nas. Così è scaturita l’indagine che ha svelato un sistema internazionale: compilando ad arte ricette rubate, i componenti del sodalizio con base a Sant’Antimo recuperavano i medicinali, specie quelli per pazienti Parkinson e la cura dell’epilessia il cui costo varia tra i 150 e i 200 euro a confezione, facendo il giro delle farmacie tra Lazio, Toscana e Lombardia, quindi immagazzinavano le scorte, che venivano spedite nel Regno Unito a seconda delle necessità del mercato inglese.

Al vertice del sodalizio gli inquirenti hanno collocato un soggetto di 54 anni detto dottore o maestro, napoletano trapiantato nel Regno Unito, latitante dal 2017 per vecchi reati: era lui a gestire tutto, compresi i bonifici per gli onorari dei sodali, trattenendo il 65% dei ricavi. Era lui a rivendere i farmaci ai fornitori inglesi e a seconda delle loro richieste dettava le priorità ai complici. Sotto di lui c’erano i “luogotenenti” L.P. e V.A. di 56 anni che materialmente gestivano il lavoro dei sottoposti, assicurandosi il 35% dei ricavi. Sotto di loro i figli di L.P., ossia V.P. di 34 anni, detto Dante Alighieri per le sue capacità di scrittura, che per 1.500 euro al mese aveva il compito di compilare le ricette rubate, e G.P. di 31 anni che gestiva le scorte, catalogando i farmaci per lotto e scadenza, per poi spedirli all’estero, ottenendo una retribuzione di 1.000 euro.

Tra i vari complici c’era poi chi aveva il compito di rubare le ricette in bianco tra ospedali, cliniche e studi medici ricevendo tra le 100 e le 250 euro a bollettario, ma soprattutto chi doveva recarsi nelle farmacie per acquisire i medicinali, solitamente coppie che avevano la premura di telefonare alle farmacie per verificare la disponibilità dei prodotti e ricevevano in cambio dall’organizzazione tra le 10 o 15 euro per ricetta utilizzata. Infine i custodi delle scorte di medicinali, pagati 200 o 300 euro al mese. Insomma, un giro d’affari colossale che gravava sulle spalle dei contribuenti.