Riforma pensioni 2016, al 13 maggio: l’Ape è una beffa, si perde fino alla metà del mensile

    L’ape, l’anticipo pensionistico annunciato dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per la riforma delle pensioni è una beffa. Perché aggiungendo le penalizzazioni per andare in pensione anticipata al prestito pensionistico si arriva a decurtare il mensile di parecchi punti percentuali, fino a dimezzare l’importo. Il Resto del Carlino infatti, ha pubblicato due simulazioni che confrontano l’anticipo pensionistico di due livelli di pensione, uno da 1.500 euro mensili e uno da 3 mila euro. Per il primo assegno di pensione, tra penalizzazioni e rimborsi del prestito pensionistico una volta ottenuta la pensione di vecchiaia, si arriva a pagare 560 euro mensili. Per gli assegni pensione da 3 mila euro va anche peggio: vediamo perché. L’anticipo pensionistico Ape che potrebbe entrare in vigore con la legge di Stabilità 2017, prevede l’uscita anticipata fino a tre anni rispetto ai 66 anni e sette mesi necessari per la pensione di vecchiaia. Pertanto, per poterne usufruire, il contribuente dovrebbe aver compiuto l’età di 63 anni e sette mesi ed essere disposto a rinunciare al 2/3 per cento per ciascun anno di anticipo per assegni pensionistici fino a 3 volte la pensione minima (ovvero fino a circa 1.500 euro di pensione) e del 5/8 per cento per le pensioni più alte. Il contribuente che incassa una pensione di 1.500 euro per un anticipo di tre anni dovrebbe pagare una penalizzazione massima di 135 euro mensili, pari a 1755 euro all’anno (3 per cento per ciascun anno di anticipo, penalizzazione totale del 9 per cento). Alla penalizzazione, però, dovrà aggiungersi anche il rimborso del prestito pensionistico che, per i tre anni di anticipo, ammonta pressappoco a 58 mila euro e le spese degli interesse al tasso del 3,5 per cento. In totale si arriverebbe a pagare 423 euro al mese, oltre 5 mila euro all’anno da moltiplicare per i 15 anni necessari a restituire il prestito. E’ ancora più alta la decurtazione della pensione per assegni a partire dai 3 mila euro. Se la penalizzazione dovesse essere del 6 per cento per ciascun anno di anticipo, il taglio sarebbe di 540 euro al mese al quale andrebbe aggiunto il rimborso del prestito pensionistico per 850 euro mensili. La decurtazione totale sfiorerebbe i 1.400 euro che, rispetto all’assegno di 3 mila euro, dimezzerebbero il mensile.

    Giacomo Miele