Home POLITICA ECONOMIA Rilancio americano, il piano di Joe Biden da 6mila miliardi di dollari

Rilancio americano, il piano di Joe Biden da 6mila miliardi di dollari

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden presenterà oggi il bilancio di spesa da seimila miliardi di dollari, l’intervento dello Stato più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale, da investire in alcuni settori cruciali: istruzione, infrastrutture, welfare sanitario e sociale, lotta al cambiamento climatico. I seimila miliardi sono divisi in tre pacchetti: il primo da 1.900 miliardi è stato già approvato dal Congresso e prevede un intervento per fronteggiare la crisi economica causata dalla pandemia. Il secondo, chiamato Build Back Better, vale 2.000 miliardi (poi ridotto a 1.700) destinati principalmente in investimenti pubblici nelle grandi opere. L’ultimo è l’American families plan, un intervento da 1.800 miliardi per sostenere le famiglie a basso reddito con interventi a favore dell’assistenza sanitaria, all’infanzia e all’istruzione.

Queste misure segnano “un cambiamento di prospettiva radicale riguardo al debito pubblico, alla relazione tra governo e politica monetaria e, soprattutto, alla volontà di combattere la disuguaglianza”, aveva scritto su Domani Francesco Saraceno, membro del consiglio scientifico della Luiss School of European Political Economy. Se approvato interamente dal Congresso, infatti, ci sarà “cambiamento di approccio al tipo di politica che gli Stati Uniti hanno seguito nei decenni scorsi” sottolinea Danilo Taino sul Corriere della Sera, che porterà il governo a spendere “8.200 miliardi nell’anno fiscale 2031”.

“Una proposta fiscale ambiziosa da parte di Biden – scrive il New York Times – per aiutare gli americani e per risollevare l’industria statunitense per competere meglio a livello globale”. Se la proposta dovesse passare al Congresso, dove è forte l’opposizione dei repubblicani, il debito pubblico del Paese salirebbe dal 100% al 117% del Pil entro la fine del decennio, mentre l’amministrazione si aspetta una crescita del Pil annuo del 2% circa.

Ma chi pagherà il più grande piano di stimolo del dopoguerra? “Biden prevede di finanziare – si legge sempre sul Nyt – la sua agenda aumentando le tasse sulle società e gli alti guadagni”. A fine aprile il presidente aveva annunciato l’aumento dell’aliquota sulle persone fisiche (dal 37% al 39,%; era stata abbassata da Trump) su chi guadagna più di 400mila dollari all’anno e tasse più alte anche per le imprese (dal 21 al 28%). L’aumento delle tasse servirà in parte per coprire “l’aumento delle spese – spiega Taino – e a ridurre il debito nei prossimi anni”.

I repubblicani, che si opporranno al Senato, hanno già lanciato alternative (a ribasso) per frenare l’intervento statale. Il timore, tra gli altri, è legato a rapidi effetti inflazionistici. Le previsioni della Casa Bianca dicono che “i prezzi al consumo – riporta il Nyt – non aumenteranno più velocemente del 2,3% all’anno e che la Federal Reserve (la Banca centrale) aumenterà solo gradualmente i tassi di interesse dai loro livelli più bassi nei prossimi anni”. “Un’inflazione più elevata sia pure moderata, con tassi che rimangono bassi – ha spiegato Saraceno nel suo editoriale – garantirebbe la sostenibilità del debito americano, finanziato inoltre da un risparmio globale mai elevato come in questo periodo”.