Rimborsi Lega, Belsito: ’Così investivo i soldi’

    A due giorni di distanza dalla sentenza di condanna della corte d’Appello di Genova nel processo per truffa ai danni dello Stato per i 49 milioni di euro di rimborsi della Lega, Francesco Belsito prende la parola e si racconta in un’intervista. “Sicuramente la mia vita di oggi questo procedimento l’ha segnata parecchio – ha detto l’ex tesoriere della Lega – perché è un lavoro che facevo da tanti anni, abbandonato per un incidente di percorso, perché qualcuno ha creato questo incidente. Spero che gli italiani se ne rendano conto perché quello che è successo all’epoca è un fatto che sicuramente leggeremo nei libri di storia”. Le parole e i racconti sui rimborsi della Lega arrivano, inoltre, a poche ore di distanza dalla querela arrivata dall’attuale leader del Carroccio e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per appropriazione indebita, atto arrivato in extremis (il termine era la fine del mese di novembre) e indispensabile per avviare il procedimento a Milano nei confronti dell’ex tesoriere genovese.
    “Non è stato casuale quello che è accaduto a me, si è voluto togliere Umberto Bossi dalla guida di un partito politico accusandolo di aver aiutato la propria famiglia ma la Lega è tutta una famiglia” dice Belsito che nello studio del suo avvocato, Rinaldo Romanelli, ripercorre i passaggi del processo finito con la conferma in secondo grado della condanna già emessa dal Tribunale nel processo in cui è imputato insieme ad Umberto Bossi. A partire dal fatto che, come sottolinea il suo legale, “nessuno ha mai contestato a Bossi e Belsito di essersi appropriati dei 49 milioni”. “Spero che venga fatta chiarezza, di certo non li hanno presi Francesco Belsito e Umberto Bossi perché li abbiamo lasciati nelle casse”, sottolinea l’ex tesoriere che racconta invece degli investimenti fatti per conto del partito.
    “La legge è cambiata nel 2012, durante il mio mandato si potevano eseguire in qualunque parte del mondo – sottolinea -La prassi era che si facevano dei rendiconti e si portavano all’attenzione del consiglio federale sia per l’approvazione bilanci sia per la situazione contabile”. Tesoriere come ’mero esecutore’ come ha ricordato il suo successore, Stefano Stefani? “Come ho detto – risponde Belsito – lo dice anche il tesoriere che ha preso il mio posto, il segretario amministrativo informa, può comunicare, può dire questa spesa per me è troppo elevata. Ma poi chi decide è l’organo politico. Non è il segretario amministrativo il proprietario di un partito ma chi gestisce è un segretario politico o il quadro dirigenziale che può essere elevato a più persone”.
    La reazione però non è stata di stupore quando ieri è arrivata notizia della querela (solo nei suoi confronti) che rende procedibile l’accusa di appropriazione indebita. “Non sono affatto sorpreso – ribadisce – Com’è successo per Genova non c’è nessuna sorpresa e penso che questo sia, dal punto di vista politico, un atteggiamento per dissociarsi da quello che era l’ex segretario amministrativo che non è poi quello che comanda un partito. Sulla scelta di dissociarsi e fare la querela solo su di me, sono contento per Bossi perché essendo padre fondatore il fatto di ricevere una querela dai suoi colleghi gli avrebbe fatto male. Ma non sono affatto sorpreso del fatto che la Lega abbia scelto di colpire ancora una volta il tesoriere come terminale finale di questa vicenda dei rimborsi, e quindi tutte le colpe sono del segretario amministrativo”.
    Su Genova la conferma di condanna era nelle possibilità, anche se la tesi difensiva mirava a smontare l’accusa di truffa sui rimborsi elettorali. Per dirla con le parole dell’avvocato Romanelli: “Non è configurabile perché il finanziamento non è erogato in funzione delle spese che il partito ha sostenuto e può documentare ma esclusivamente in relazione al numero di voti che il partito ha preso, e fino al 2012 queste somme non avevano un vincolo di destinazione pubblicistico”.
    “Pensavo che la Corte d’Appello sulle nostre difese avesse analizzato bene – riprende Belsito – e mi soffermo sul particolare investimento su Tanzania e Cipro: io pensavo che avendo dato elementi importanti, dimostrando alla Corte che in quel periodo avevo fatto moltissimi investimenti, si parla di 12-13 milioni di euro, non solo quei due, avessero capito il meccanismo comprovato da un estratto conto che dimostrava la buona fede. Non capisco perché l’investimento fatto sulle Corone norvegesi da 1 milione, sempre nello stesso mese di dicembre, piuttosto che il dollaro australiano o americano, non sono configurabili come appropriazioni indebite”.
    L’investimento su Tanzania e Cipro nel mirino è tornato nelle casse del Carroccio. “Il consiglio federale dopo alcuni articoli di stampa – prosegue l’ex tesoriere – ha deciso di far rientrare ma per gli aspetti della Tanzania la banca aveva trattenuto in attesa di documentazione aggiuntiva perché riguardavano un partito politico, alla fin fine non si può neanche considerare un investimento. Sono tornati indietro per una richiesta interna nostra per evitare problematiche mediatiche”.
    Dice ancora Belsito: “Io posso confermare come segretario amministrativo, senza entrare nel merito di nomi, che molti soggetti sono stati aiutati dalla Lega. Però la colpa è ricaduta solo sulla parte legata a Umberto Bossi e non mi sembra corretto soprattutto per soggetti che lo conoscevano già prima di me, continuano ad essere nella Lega e non so con quale coraggio a volte riescono a guardarlo negli occhi”.
    “Oggi, dopo due gradi di giudizio, mi sento di dire che spero nel terzo grado venga veramente fatta chiarezza. Ad oggi secondo me c’è stata molta confusione riguardo a questi soldi che abbiamo lasciato nelle casse del partito, che non sono solo i 41 milioni. Ci sono altri 19 milioni di euro – afferma – relativi ai rimborsi delle politiche del 2008 arrivati dopo le mie dimissioni che hanno arricchito sicuramente il partito”.