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Roma, la lettera di Pallotta ai tifosi: tutte le verità del presidente giallorosso

Analizza tutte le situazioni James Pallotta, una per una. Non tralascia nulla il presidente giallorosso, diventato bersaglio di feroci critiche da parte dell’ambiente dopo la stagione deludente e il sofferto addio di De Rossi. Il rapporto tra società e tifoseria è sempre stato instabile, al momento si è toccato il fondo, appare difficile ritrovare un punto d’incontro. James Pallotta ci ha comunque provato affidando al sito della società giallorossa una lunghissima lettera con un destinatario preciso: “Lettera ai tifosi della Roma da Jim Pallotta”, recita il titolo della missiva.

Dalla disastrosa stagione appena conclusa passando per l’addio di De Rossi e il maggiore peso specifico dato a Totti: tanti i temi toccati, partendo da una scusa per gli errori commessi. “Sono rimasto in silenzio nelle ultime settimane, ma ci sono alcune cose che sento di dover affrontare. Che mi crediate o meno, e so che alcuni di voi sono pronti a non prendere in considerazione nulla di ciò che dirò, non penso ci sia stato nessuno, in Società, più deluso, più depresso e più arrabbiato di me per come sono andate le cose alla Roma negli ultimi diciotto mesi. Mi dispiace per gli errori che abbiamo commesso, uno di questi si è rivelato molto grave a livello sportivo. È stato probabilmente uno dei più grandi errori che abbia mai commesso nella mia intera carriera e alla fine sono io che me ne devo assumere la responsabilità.

È qualcosa che stiamo risolvendo e, per alcuni aspetti, ci vorrà del tempo. Sono sicuro che molti di voi staranno pensando: “Bene, questa storia l’ho già sentita…”. Ma stiamo lavorando duramente per riorganizzare alcune aree del Club, che probabilmente avrebbero dovuto essere prese in esame prima, e per risolvere alcuni problemi, che solo di recente sono giunti alla mia attenzione. Stiamo lavorando attentamente per ingaggiare persone di talento, che ci aiuteranno a riportare la Roma dove deve stare: ovvero a giocare sui più grandi palcoscenici, a competere per i trofei e a rendere orgogliosi i nostri tifosi”.

Pallotta, da Monchi a De Rossi: tutte le verità

Quando il presidente giallorosso parla dell’errore più grande che abbia mai commesso appare chiaro il riferimento a Monchi, che viene criticato apertamente nel corso della lettera: “A coloro che dicono “bla bla bla, abbiamo già sentito questi discorsi in precedenza”, rispondo di essere fermamente convinto che prima di questa stagione, almeno negli ultimi quattro o cinque anni, abbiamo allestito squadre molto competitive e desiderose di vincere. Ci siamo qualificati con regolarità in Champions League. Abbiamo battuto alcuni record ma non è stato sufficiente per vincere un trofeo. Questo è un mio grande rimpianto, perché alla fine il motivo per cui sono qui è vincere trofei, allestire una squadra e creare un’atmosfera che rendano ovunque orgogliosi i tifosi della Roma.

L’ultima stagione secondo me è stata un completo disastro, ma allo stesso tempo mi risulta difficile accettare l’argomentazione secondo la quale non avremmo provato ad andare oltre i nostri limiti con le risorse che avevamo a disposizione. Abbiamo investito nella squadra e – indipendentemente da ciò che qualcuno può pensare – i numeri e i fatti parlano da soli. Con i miei investitori, ho versato centinaia di milioni di euro e ho già speso probabilmente quasi novanta milioni di euro in un progetto per lo stadio che avrebbe dovuto essere approvato anni fa: uno stadio che assicurerebbe benefici alla Roma, alla città e al calcio italiano. L’ho già detto un milione di volte: se vogliamo competere con i maggiori club europei, abbiamo bisogno dello stadio”.

Pallotta torna poi sull’articolo di Repubblica che ieri ha sconquassato l’ambiente Roma. Inizialmente il presidente giallorosso ha definito ‘cazzate’ le parole dei due giornalisti del quotidiano romano, in questa missiva torna in parte sui suoi passi: “Se qualcuno pensa che io sia interessato solo a fare soldi con la Roma, non potrebbe commettere errore peggiore. Non ho mai preso uno stipendio. Non ho mai tirato fuori un soldo dalla squadra. Non ricavo nulla dalle cessioni dei giocatori. Non guadagno niente dalle vendite delle maglie da gioco. Non prendo un centesimo. E se la squadra varrà molto di più in futuro, la mia vita non cambierà neanche in minima parte. Sono stato un uomo fortunato e guidato dalla provvidenza. La mia vita non cambierà accumulando più denaro.

Se molti di voi non sono felici per via delle cose che sono accadute, in particolare di recente, lo comprendo. Anche io non sono felice: non sono felice a causa dei risultati sportivi e non sono felice perché non abbiamo ancora uno stadio nonostante l’impianto e le sue infrastrutture saranno finanziati con fondi privati. Per quanto riguarda l’articolo pubblicato giovedì su Repubblica, ho letto alcuni passaggi quando mi sono svegliato alle 5 di ieri mattina e li ho definiti “cazzate”. Dopo aver letto tutto il servizio, e dopo aver sostenuto una lunga e assai dettagliata conversazione con uno degli estensori del pezzo, ritengo che alcune parti siano vere e altre parti chiaramente non corrette. Mea culpa. Alcuni aspetti di questo articolo hanno messo in cattiva luce Daniele De Rossi: non è giusto, perché Daniele per diciotto anni è stato un guerriero per la Roma. Lui merita rispetto e io l’ho sempre rispettato.

Potremmo aver avuto qualche divergenza di opinione su come si è chiusa la sua carriera da giocatore della Roma, ma non intendo affrontare questo aspetto pubblicamente. Questo resta tra me e Daniele. Daniele era turbato, ma le sue emozioni derivano da quanto tiene e da quanto ha sempre avuto a cuore la Roma. Gioca con il cuore e lo abbiamo visto sul campo con la Roma per diciotto anni e, a livello mondiale, con l’Italia. Esprime i suoi sentimenti nello spogliatoio e questo è quello che lo ha reso un grande Capitano. Io credo fermamente che qualunque cosa Daniele abbia fatto, sia stata sempre per il miglioramento del Club. Era turbato per il fatto che qualcuno fosse stato acquistato per giocare nella sua posizione come riferito dall’articolo? Sì, lo era, ma ciò è dipeso dal fatto che il giorno precedente gli era stato detto da Monchi che non avremmo preso nessuno che potenzialmente avrebbe giocato davanti a lui nello stesso ruolo. Pertanto gli è stata detta una bugia e il giorno seguente la sua reazione emotiva è stata quella che è stata. Il giorno dopo ancora è tornato sui suoi passi e ha detto: “Mi dispiace per il mio sfogo”.

Il presidente giallorosso svela poi la decisione presa d dicembre di cambiare lo staff tecnico, scelta dal quale è stato dissuaso dai suoi collaboratori: “Anche il passaggio secondo il quale Daniele avrebbe preso posizione perché Eusebio Di Francesco fosse esonerato, sulla base di tutte le conversazioni che ho intrattenuto con lui, è falso al 100%. Infatti a dodici partite dalla fine del campionato ho avuto una conversazione telefonica con Daniele, che mi ha personalmente chiesto di continuare con lo stesso allenatore fino al termine della stagione. Quindi, se qualcuno sta insinuando che lui chiedesse l’esonero di Di Francesco, questo non potrebbe essere più lontano dalla verità.

Il mio errore è stato questo: a dicembre avrei voluto operare dei cambiamenti su tutta la linea nell’area sportiva e nella sfera della preparazione atletica ma sono stato convinto a non farlo. Avrei dovuto fare i cambiamenti quando pensavo che fosse giusto farli e quell’indecisione, forse, ci è costata un posto in Champions League. Se non è stato De Rossi, sono stati quindi Dzeko, Manolas o Kolarov a chiedere che l’allenatore venisse esonerato? No. Non ho mai sentito chiederci da questi giocatori di esonerare Di Francesco. Non sono mai venuti da me, né direttamente né indirettamente.

In passato ho avuto conversazioni dirette con giocatori come Edin, che è stato molto onesto su alcune cose che stavano accadendo e che da professionista non gli piacevano. Faceva quelle valutazioni perché voleva una squadra migliore e io l’ho apprezzato. I giocatori sanno che con me trovano sempre la porta aperta. Sanno che se ci sono problemi io voglio ascoltarli e non ho mai sentito nessuno di loro dire cose cattive su Di Francesco. Penso che non ci sia dubbio sul fatto che alcune persone esternamente amino le polemiche e vogliano causare problemi a questa squadra. Vogliono che alla Roma vada tutto a puttane. Si preoccupano dei loro obiettivi personali, piuttosto che della squadra o dei veri tifosi. Ed è per questo che continuano a fornire notizie negative ai giornalisti, nel tentativo di sensazionalizzare screzi o problemi ordinari che possono accadere nella quotidianità del Club o dello spogliatoio”.

In chiusura Pallotta rende nota la crescita di Francesco Totti come dirigente, tanto che il presidente giallorossi si affiderà all’ex numero 10 per la scelta del nuovo allenatore: “Ieri, a proposito, sono stato testimone di quanto stia proseguendo la maturazione di Francesco come dirigente. La sua maturità, le sue intuizioni e la sua competenza, nel confronto con me e con Guido riguardo un potenziale candidato alla panchina, sono state più utili dei consigli di chiunque altro”, ha concluso Pallotta.