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Roma Metropolitane, al via oggi sciopero di tre giorni. I dipendenti: “Conto pignorato e noi non percepiamo la retribuzione”

Lo sciopero dei dipendenti di Roma metropolitane 16 dicembre 2020

Al via oggi lo sciopero di tre giorni dei dipendenti di Roma Metropolitane. I lavoratori si sono radunati in via Tuscolana 171, davanti alla sede dell’azienda municipalizzata, già in liquidazione dall’ottobre 2019, per protestare contro il mancato pagamento di parte dello stipendio di novembre, l’intero importo di dicembre e tredicesima. “Non è stato fatto nessun passo per rimettere in bonis la società”, tuonano i sindacati di categoria che hanno proclamato lo sciopero. Roma Metropolitane, incaricata di progettare nuove linee e ammodernare quelle esistenti, nelle scorse settimane è stata oggetto di un secondo pignoramento per un valore complessivo di 19 milioni di euro. Debiti che dovrebbe coprire il Comune di Roma, ma in Campidoglio per ora tutto tace.

“I problemi ci sono dal 2012 – spiega Irene Simoncelli della Uil trasporti – sempre per le stesse questioni: il mancato pagamento dei debiti fuori bilancio”. Debiti che dovrà pagare Roma Capitale, “ma se le sentenze vanno avanti negli anni, maturano un notevole interesse di mora”, prosegue la rappresentante dei lavoratori.

“Tutto questo non dovrebbe ricadere sulle nostre spalle – spiega Simoncelli – Siamo qui perché invece il conto di Roma Metropolitane è stato pignorato e noi non percepiamo la retribuzione. Nello stesso momento però ci dicono di continuare a lavorare e a consegnare. Purtroppo però non abbiamo una risonanza tale che se scioperiamo blocchiamo una città. Non abbiamo questo strumento a livello sindacale. L’unica cosa che possiamo fare è continuare a scioperare, sperando che qualcuno ci dia una voce”.

Con “l’azienda che scivola verso il fallimento”, i sindacati ora lanciano un ultimatum. Domani i lavoratori si ritroveranno al Campidoglio, mentre per il giorno seguente è prevista un’altra manifestazione di fronte ai cancelli di Roma Metropolitane, anche “se ormai crediamo ben poco in una rapida risoluzione” della questione, chiosa Simoncelli.