I nove, tutti di origine napoletana, erano ormai specializzati in raggiri ai danni di anziani con un modus operando ben collaudato. Dopo aver individuato la vittima la abbordavano sostenendo di essere amici dei figlie dicendo che proprio i figli dovevano loro del denaro. I truffatori simulavano anche una telefonata con un «finto» figlio che, sfruttando una comunicazione artatamente disturbata, chiedeva alla madre o al padre di pagare il debito. Gli anziani, quindi, venivano scortati al più vicino bancomat per effettuare il prelievo del denaro. I colpi potevano fruttare dai 500 ai quasi 5000 euro.