RUSSIAGATE: LE AMMISSIONI DI FLYNN FANNO VACILLARE L’AMMINISTRAZIONE TRUMP

    Un vero e proprio colpo di scena che, come scrive, “è un segno infausto” per l’attuale amministrazione, le dichiarazioni di Flynn potrebbero infatti far emergere ’azioni di intralcio alla giustizia e reati finanziari legati all’elezione di Trump, svelando retroscena e persone coinvolte’. Guarda caso poi, tra quanto rivelato dall’ex consigliere, alcuni passaggi coinvolgono anche Jared Kushner, genero di Trump, tra i principali indagati per il Russiagate. Appena eletto, lo scorso novembre, il presidente Trump lo nominò consigliere per la sicurezza nazionale, un incarico che non durò molto in quanto, già a febbraio fu indotto a a dimettersi perché, prima dell’insediamento del tycoon alla Casa Bianca, venne accusato di avuto rapporti con alti funzionari russi, in merito all’eventuale revoca delle sanzioni. Urge però sottolienare che tutto nasce da una legge federale varata nel 1979, la cosiddetta ’Logan Act’, secondo la quale per un privato cittadino (come era allo ra Flynn), è illegale ’negoziare con funzionari di governi stranieri che abbiano contenziosi aperti con gli Stati Uniti’. In particolare, come riportano i fascicoli del ’Russiagate’, lo scorso 29 dicembre Flynn avrebbe incontrato fisicamente l’ambasciatore russo a Washington, Sergey Kislyak, proprio per discutere della possibile revoca delle sanzioni contro Mosca. Ed era proprio lo stesso gionro in cui Obama annunciò invece ulteriori misure restrittive per le interferenze russe nel voto di novembre. A peggiorare poi maggiormente la posizione dell’ex consigliere, il fatto che egli ha mentito, negando tali incontri con l’ambasciatrice (e negli Usa, ripsetto all’Italia, ’politici e funzioanri bugiardi’ pagano), anche testimoniando davanti al procuratore speciale Robert Mueller (che indaga sul Russiagate), il quale lo ha poi incriminato per aver reso “volontariamente e consapevolmente dichiarazioni false, fittizie e fraudolente all’Fbi”. Messo infine alle strette, Flynn ha ammesso le sue colpe decidendo poi di collaborare all’inchiesta di Mueller. “La mia decisione di dichiararmi colpevole e di cooperare con l’ufficio del Consigliere speciale – ha affermato l’ex consigliere per la sicurezza nazionale – riflette una decisione che ho preso nel miglior interesse della mia famiglia e del mio paese. Accetto la piena responsabilità delle mie azioni”.
    M.