Salvini contro Bruxelles

    Dopo la recente bocciatura della Commissione Europea alla manovra economica italiana, il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, rincara la dose sottolineando la piena intenzione dell’esecutivo di non arretrare di un passo. “Bruxelles può mandare 12 letterine, da qui fino a Natale – ha detto il leader leghista – ma la manovra non cambia”. Il ministro ha parlato ai microfoni di Rtl 102.5, sottolineando come si tratti di un vero e proprio “attacco all’economia italiana”.
    Il vicepremier leghista conferma insomma l’intenzione del governo di non arretrare di un passo sui conti pubblici. E lo fa senza rispondere nel merito alle contestazioni di Bruxelles ma ricorrendo al solito argomento: l’Europa, anzi gli “euroburocrati”, ce l’hanno con l’Italia. “Se insistono a tirare schiaffoni a caso – dice – mi verrebbe voglia di dare più soldi agli italiani”.

    La manovra è espansiva, assicura, e contribuirà alla ripresa dell’economia e al calo del debito: “Se la gente lavora di più, spende di più e paga le tasse”. Altre argomentazioni sulle quali la Commissione europea ha sollevato più di un dubbio.
    “Il mio dovere è quello di fare il contrario di ciò che hanno fatto Monti e Renzi, che con le loro manovre applaudite dall’Europa hanno fatto salire il debito pubblico di 300 miliardi”, sostiene Salvini.
    Dal vicepremier tuttavia arriva anche una tirata d’orecchie per l’europarlamentare del suo partito, Angelo Ciocca che ieri, al termine della conferenza stampa in cui la Comissione europea annunciava di avere respinto il progetto di bilancio dell’Italia, si è tolto una scarpa e l’ha usata per imbrattare le carte che Pierre Moscovici aveva lasciato sul tavolo: “L’Europa non la cambiamo con le provocazioni”.
    Ma non è solo l’Europa ad avercela con noi, aggiunge Salvini. Il governo gialloverde sarebbe anche nel mirino dell’informazione, soprattutto di quella della tv pubblica. “Da spettatore – sostiene – quando vedo che ci sono programmi pregiudizialmente schierati a sinistra cambio canale. Siamo il primo governo che ha l’informazione pubblica tutta contro, non faccio il ’piangina’, tiro diritto ma spero che la Rai sia equilibrata e dia spazio a tante voci”. Un modo come un altro – nell’imminenza della nomine Rai – per invocare un repulisti e giustificare la spartizione di reti e telegiornali tra Lega e Movimento 5 Stelle. In nome del “riequilibrio dell’informazione”, naturalmente.
    All’alleato di governo Salvini riserva però anche una stoccata. Il bersaglio ha un nome e un cognome: Virginia Raggi, la sindaca di Roma. La realtà della capitale è difficilissima, per carità, e a Roma è stata ereditata “una roba sovrumana”, sostiene. “Ma a Roma mi aspettavo di più come tutti i romani, un vero cambiamento”.