Home POLITICA ESTERI Sanders stravince in Nevada, l’establishment democratico trema

Sanders stravince in Nevada, l’establishment democratico trema

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Bernie Sanders, senatore per lo Stato del Vermont, vince i caucus in Nevada e consolida il ruolo di front runner del Partito democratico per la corsa alle presidenziali di novembre 2020.

Sanders ha ottenuto il 46,8% delle preferenze e 24 (su 36) delegati da portare alla convention nazionale di luglio, dove verrà scelto il candidato che sfiderà il presidente repubblicano Donald Trump. Era un successo atteso per Sanders, ma in proporzioni diverse (i sondaggi lo davano in testa al 30%) che fa tremare i democratici. Ai piani alti del partito nessuno vuole un candidato “socialista”. Nel 2016 il pericolo fu scampato grazie alla presenza di Hillary Clinton, figura di spessore in casa democratica. Ma oggi che il parterre di moderati è piuttosto affollato, chi sconfiggerà il vecchio Bernie? The Donald, teme l’establishment democratico, sicuro che il senatore del Vermont, qualora riuscisse a ottenere la nomination, non avrebbe i numeri a livello nazionale per sconfiggere l’attuale presidente.

Ma i numeri parlano chiaro: Sanders va forte tra i giovani e, inaspettatamente, tra le minoranze. È stato votato dal 68% degli elettori tra i 17 e 29 anni, dal 48% di quelli tra i 30 e i 40 anni e dal 27% di quelli tra i 40 e 64 anni. Non piace solo tra gli over 65 dove ha ottenuto il 13%. Ha fatto il pieno di voti, circa il 54%, fra i latinos, una minoranza numerosa in Nevada.

Rispetto a quattro anni fa ha ampliato il suo elettorato, ma soprattutto ha creato un vuoto dietro di sé. Grazie a un’accurata campagna elettorale, Sanders non è più solo il candidato dell’ala radicale del partito, ma anche delle minoranze, della working class e della classe media.

Il secondo candidato più votato è stato Joe Biden, ex vicepresidente di Obama, che ha ottenuto il 20,4% delle preferenze e nove delegati. Un risultato che permette a Biden di tornare in corsa per la nomination dopo le batoste prese in Iowa e New Hampshire. È stato il candidato più votato dalla comunità afroamericana (34% delle preferenze), un dato che fa ben sperare in vista delle primarie in South Carolina del 29 febbraio dove il loro voto sarà determinante.

Pete Buttigieg è il terzo candidato più votato con il 13,9% delle preferenze e tre delegati ottenuti. Un buon risultato se non fosse per lo scarso seguito avuto tra le minoranze. Dopo le imprese iniziali non sarà facile continuare la scalata verso la nomination. E Michael Bloomberg sta per scendere in campo. Una bagarre tra i candidati moderati che non fa che rafforzare Sanders e, indirettamente, Trump.

Nessun delegato ottenuto per Elizabeth Warren (9,8%), Tom Steyer (4,6%) e Amy Klobuchar (4,2%). Nonostante l’ottimo dibattito di Las Vegas la Warren non ha riscosso i risultati sperati. Non è riuscita nell’intento di unire radicali e moderati e la sua candidatura è appesa a un filo. Dopo il Super Tuesday si riuscirà a capire se la sua strategia è vincente o meno.

L’ultimo dibattito prima del Super Tuesday

Tra le 2 e le 4 di stanotte (ora italiana) si terrà al Gaillard Center di Charleston, in South Carolina, il decimo dibattito televisivo di queste primarie. Organizzato da CBS e dal Congressional Black Caucus Institute, verrà trasmesso in diretta su CBSNews. I qualificati sono Sanders, Biden, Bloomberg, Buttigieg, Warren, Klobuchar e Steyer. Un appuntamento da non perdere per gli appassionati di politica a stelle e strisce.

Mario Bonito