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Sanremo: ‘scandalizza lo spettacolo’ ma non Benigni che pur citando la Costituzione legittima l’invio di armi all’Ucraina

Al di là di meriti, dei gusti e delle simpatie personali (del resto siamo oltre 50 milioni di persone, ciascuna delle quali con una propria sensibilità), anche questa 73ima edizione del Festival della Canzone Italiana, è riuscita a portare in porto la sua ragion d’essere: divertire, appassionare e, perché no, anche far discutere tutti noi, rispetto ad una singola esibizione canora di circa 3 minuti.

Sanremo: un spettacolo in continua evoluzione che soffre l’accelerazione dettata dai social

Poi, per carità, si potrebbe disquisire a lungo sulla qualità delle canzoni proposte (lo scorso anno sicuramente più belle) e, soprattutto, della velocità con la quale i social hanno in parte determinato la scelta degli artisti e condizionato l’esito dei voti. Ma allo stesso modo, premessa la crisi degli autori, è anche giusto sottolineare l’evidente ‘morìa’ della critica musicale, a vantaggio di cronisti esperti di moda, costume, ma soprattutto, di gossip.

Sanremo: il blackout di Blanco o il bacio fra Rosa e Fedez (in un contesto ‘spettacolare’), scandalizzano chi vive fuori dal mondo

I tempi cambiano, e che piaccia o meno, di pari passo è mutato anche quello che una volta veniva pomposamente definito ‘il comune senso del pudore’. Ma dobbiamo comunque riferirci allo spettacolo, a un qualcosa che per sua natura è giusto che sia anche ‘dissacrante’, una leggerezza che deve saper vacillare tra sogno e realtà.

Dunque se Blanco ‘sbrocca’ mettendo a nudo l’altro lato della popstar in erba (viziato e strafottente), si manda a casa e lì finisce

Allo stesso modo, vogliamo forse equiparare lo ‘scenico’ bacio tra Rosa Chemical e Fedez, all’allora irriverente Renato Zero che, 40 anni fa, si aggirava fasciato dai leggins neri, piume di struzzo e rossetto, fra gli attoniti – ed attempati – spettatori in smoking della platea, agitando la lingua e urlando ‘Mi vendo’? Su, non scherziamo.

Sanremo: semmai, sempre in diretta tv, fu assai più ‘scandaloso’ il “Wojtylaccio” di Benigni al Santo di Cracovia

E quello che oltre 30 anni fa, sempre in diretta televisiva, combinò Benigni? Abbiamo forse dimenticato il ben più grave e dissacrante “Wojtylaccio” rivolto a sua Santità da Cracovia?

Ecco, a proposito di Benigni, incuriosisce invece la totale assenza di reazioni in merito alla sua ‘lectio’ sulla Costituzione. Ma qui va fatto un passo indietro rispetto ad una sorta di ‘operazione simpatia’ messa in piedi a vantaggio del presidente ucraino.

Come è ormai noto in tutto il mondo, quello italiano è un popolo generosissimo. Dunque, nel momento del bisogno, nessuno di noi si è tirato indietro nel dare una mano agli sfortunati fratelli ucraini, inviando alimenti, indumenti, soldi, ed offrendo loro calore ed ospitalità. Poi però, ‘fomentato’ dagli Usa in primis, Zelensky si è trasformato da ‘vittima’ (e qui bisognerebbe tornare nel 2014 nel Donbass, ma lasciamo perdere), in combattente, e questa maledetta guerra sembra ora destinata a non finire mai. Così gli italiani si sono sentiti loro malgrado ‘trascinati’ in un contesto geo-politico, che hanno finito per pagare economicamente – vedi la crisi energetica – sulla loro pelle. Di qui la rabbia per un conflitto che andrebbe quanto prima fatto cessare per via diplomatica e non combattendo.

Sanremo: forse è scandaloso ‘usare’ il Festival per ‘mettere in scena un’operazione simpatia’ nei confronti del presidente Zelensky

Il risultato è che oggi il 70% degli italiani è assolutamente contrario all’invio di armi a Kiev, perché questo continua a tradursi per noi in enormi difficoltà economiche (parliamo oltretutto di un Paese con altissimi indici di povertà, disoccupazione, per di più con salari ormai inconsistenti). Insomma, inutile girarci intorno, Zelensky non è affatto ‘amato’ in Italia. Intendiamoci (tanto per fugare eventuali dubbi a chi ne vuol fare una questione ‘ideologica’), Putin ancora meno ma, qui chi continua a’battere cassa’ ovunque in armi e mezzi è il presidente ucraino.

Tornando quindi al Festival di Sanremo (ribadiamo: Olimpo dello spettacolo e non una piazza politica), ‘qualcuno’ aveva pensato bene di chiudere in bellezza la manifestazione, con un bel video-collegamento di Zelensky. Un’iniziativa che ha da subito indispettito tutti: ‘ma che c’entra?’, ‘Pure qui?’.

Sanremo: nonostante la ‘lectio’ di Benigni e la presenza di Mattarella, la lettera di Zelensky non ha destato la standing ovation

Così il collegamento è poi divenuto un video-messaggio ma, quando anche a livello politico l’iniziativa stava divenendo un caso’, si è scelto di far leggere al buon Amadeus una lettera vergata dal presidente ucraino. Ma come alleggerire la pillola? Semplice: cercando di ‘ammorbidire’ l’apporto bellico italiano all’Ucraina, facendolo passare come un qualcosa di nobile. Allora ecco Benigni (che da serio e bravo artista ha fatto quello che è stato chiamato a fare), abile ed inimitabile ‘cantore-oratore’, chiamato a bissare la lettura della Costituzione (come in passato ha fatto, fino a commuoverci), con l’inedita presenza del Presidente Mattarella in quel dell’Ariston. Così, pur ribadendo, come recita l’Articolo 11 che “LItalia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”, è però giusto e doveroso armare l‘Ucraina! Quindi la lettura della lettera a tarda notte, salutata da un timido applauso (nessuna ‘sperata’ standing-ovation), e la rock band ucraina ‘umiliata’ dalla presenza, poco prima, dal ritorno sulle scene dei Depeche Mode. Tuttavia abbiamo ‘salvato la faccia’ in mondovisione, dando l’idea di un Paese coeso!

Ma non c’è stato tempo nemmeno per pensare: quel bacio tra Rosa e Fedez ha subito deviato l’attenzione generale, dando così anche ai politici un facile appiglio al quale aggrapparsi, piuttosto che rendere conto al Paese di queste folli spese che continuiamo a sostenere, andando lentamente sempre più alla deriva… sociale.

Max

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Di
Max Tamanti