Home POLITICA POLITICA ITALIANA Sardine, i fondatori lanciano l’amo: “Noi siamo antifascisti”

Sardine, i fondatori lanciano l’amo: “Noi siamo antifascisti”

Una cosa è la destra, altra il fascismo. Seppellito dagli orrori perpretrati – soprattutto a danno degli italiani stessi – nel secolo scorso, oggi il tema relativo a questa corrente ‘politica’ è più che altro a carattere filologico che non politico, in quanto (dati alla mano), di chiara matrice fascista in giro vi è pochissimo, e quando c’è è circoscritto ed attentamente monitorato dalle forze dell’ordine, in quanto parliamo di un qualcosa notoriamente ‘fuori legge’. Questo tanto per dire.
Così come accade anche per l’ambiente e l’ecologia: quest’ultima dovrebbe essere una sorta di ‘mission’ insita in ciascuno di noi, e non un apposito movimento politico. Ecco, così come ciascun cittadino, perfettamente a conoscenza che continuare ad inquinare è letale per le future generazioni, così è bene tenere sempre a mente che ‘quel fascismo’ oggi non lo vuole più nessuno. Del resto, i 600 innocenti (quasi la metà bimbi), massacrati dai nazisti tra Marzabotto e Sant’Anna rappresentano l’apice di un orrore impossibile da dimenticare, e dunque vivo in ciascuno di noi, pronti a difendere con le unghie ed i denti la liberà ed i diritti delle povere persone. Ma siamo già andati oltre, ‘profandando’ dolori storici e veri.

L’ultimatum: “Si decida da che parte stare”

Eppure, mai come in questi ultimi tempi in giro si è (è stato) diffuso una sorta di allarmismo, che lascia quasi preludere – con poca incertezza – che di qui a poco ci troveremo ad assistere ad un’improvvisa ‘marcia su Roma’!
Tale è l’emergenza, o per lo meno questo appare (si vuol far apparire), che per alcuni urge il bisogno di intervenire subito, per soffocare sul nascere ogni minimo ‘proselito ducesco’.
Così, a firma dei quattro fondatori bolognesi sulla pagina ufficiale Fb ‘6000 sardine’, è comparso un post dove si legge: “Le piazze delle sardine si sono fin da subito dichiarate antifasciste e intendono rimanerlo. Nessuna apertura a CasaPound, né a Forza Nuova. Né ora né mai. Dal 14 novembre scorso – si legge – centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza proprio contro quei partiti che con le idee e il linguaggio dei gruppi neofascisti e neonazisti flirtano in maniera neanche troppo nascosta”. Poi, riferendosi a Stephen Ogongo, tra i responsabili della ‘sardine di Roma’, “ha commesso un’ingenuità. Ci dispiace che il concetto di apertura delle piazze sia stato travisato e strumentalizzato, ma non stupisce. In questo momento le piazze fanno gola a molti, lo avevamo già detto e lo ripetiamo. Rammarica che questo fraintendimento sia cavalcato da più parti. Ma è giusto dare una risposta netta. Le sardine sono antifasciste. Le sardine continueranno a riempire le piazze – conclude quindi il post lanciando perfino una sorta di (inquietante) ‘ultimatum’ – Si decida da che parte stare. Noi lo abbiamo già fatto. Andrea, Giulia, Mattia, Roberto e tutte le sardine”.

Quando la protesta era circostanziata..

Un concetto legittimo e condivisibile sotto l’aspetto ‘patriottico’, ma meno sotto il profilo ‘pratico’. Non significa infatti che l’antifascismo sia ad appannaggio esclusivo delle sardine, e che quindi chi non va a prender freddo in piazza lo sia. Forse sarebbe molto più onesto dichiararsi affermando: non tolleriamo ne Salvini che la Meloni, ma sarebbe democraticamente sbagliato. Ecco allora che sotto l’egida – indiscutibile – dell’antifascismo, la mission si nobilita regalando al movimento anche sfumature poetiche. Premesso che scrive non ha nulla a che vedere o condividere con certa destra (ma men che mai con altrettanta sinistra), certo fatica  a credere che il problema possano essere i 7/8 voti rimediati da Forza Nuova o Casapound, tali da poter mettere a rischio la nostra democrazia.
E pensare che una volta la protesta, quella vera, traeva la sua ragion d’essere da ideologie – condivisibili o meno – affinate da pensieri alti ed oggettivi ma, soprattutto, finalizzati (in quel caso) al riscatto degli oppressi – l’allora sottoproletariato – attraverso una libera condivisione di pensiero. Un tempo la protesta era reale ed ‘oggettivata’, circostanziata, veniva poi debitamente ‘esorcizzata’ attraverso un ragionamento e non per mezzo di una mera protesta tout cort. Ecco, per assurdo (ma non tanto), ci torna in mente Mario Capanna quando, nel 1967, rifacendosi agli insegnamenti di San Tommaso D’Aquino, attraverso settanta cartelle dattiloscritte spiegò alla sua compagna perché sussisteva compatibilità nei rapporti sessuali prematrimoniali…
Max