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Schumacher? Per lui poche chance di recupero

“Non so con che tipo di cellule staminali e in quale aree si stia tentando di trattare l’ex pilota, ma in letteratura, nel campo della neurologia, questo trattamento è stato provato nel Parkinson e i risultati sono insoddisfacenti, perché non attecchiscono o perché non producono dopamina o perché la producono non in quantità o qualità sufficienti a far regredire i sintomi della malattia senza altra terapia. Ci sono stati poi tentativi nell’ictus, sempre senza risultati particolari, così nelle lesioni traumatiche di cervello e midollo. Insomma, numerosi tentativi ma finora risultati deludenti“.
Raggiunto dall’agenzia di stampa AdnKronos, è l‘ordinario di Neurologia all’Università Cattolica di Roma, direttore dell’Area Neuroscienze della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, Paolo Maria Rossini, a spiegarci nel dettaglio perché quanto segnalato oggi in merito a Michael Schumacher, è una sorta di inutile speranza. Da Parigi è infatti trapelata la notizia secondo cui, sottoposto ad una cura ‘top-secret’ a base di cellule staminali, l’ex pilota verserebbe in uno stato di coscienza. Ma come tiene a precisare l’esperto medico, “In letteratura scientifica sono segnalati casi di recupero dello stato di coscienza anche a distanza di anni, dopo un prolungato stato vegetativo. Ma si tratta di stati di minima coscienza: di certo il paziente non si alza in piedi e non parla. E quasi sempre si rimane a questo livello. Lo stato di minima coscienza – aggiunge il Dr. Rossini – è quello in cui il paziente segue con gli occhi l’interlocutore, se gli si chiede di stringere la mano lo fa, anche se lentamente, addirittura tira fuori la lingua. Insomma, manifesta dei segnali che indicano che è in collegamento con l’ambiente circostante, mentre fino a pochi mesi prima non lo era. E’ il passaggio, quindi, da uno stato vegetativo, in cui il paziente pur respirando per conto suo non è in contatto con l’ambiente, a uno stato di minima coscienza. Ma quasi sempre si rimane a questa situazione”. Dunque, speranze pressoché impossibili? “Talvolta si può avanzare verso stati di coscienza sempre maggiori – spiega ancora il medico – dipende dalle potenzialità di recupero: certo che sono passati 6 anni, e in letteratura casi di recupero ulteriore a 10 anni di distanza ci sono, ma si contano sulle dita di una mano“.
Come dire, forse sarebbe molto più opportuno sperare in un miracolo…
Max

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Max Tamanti