Sclerosi multipla e maternità, studio Prims ha allontanato paure

Diventare madri con la sclerosi multipla, tema fondamentale per una malattia che colpisce soprattutto le donne (in Italia, 79mila casi su 118mila totali) e il cui esordio avviene in una fascia d’età in cui la ricerca di un figlio costituisce un desiderio per molte donne. A due giorni dalla Giornata mondiale della sclerosi multipla (30 maggio), il webinar “Sclerosi multipla e gravidanza: ieri, oggi e domani” — organizzato da Osservatorio Malattie Rare grazie al contributo non condizionante di Bayer — ha cercato di chiarire, in un momento di confronto tra medici e pazienti, i dubbi più frequenti legati alla malattia e alla maternità, incrementare la conoscenza e la consapevolezza sulla sclerosi multipla (SM) e illustrare i passi compiuti nel tempo.  

Se fino agli anni Novanta la gravidanza era sconsigliata per paura di effetti avversi sulla salute della donna con Sm, nel 1998 il noto studio scientifico Prims ha scardinato questo paradigma: è emerso che spesso, durante la gravidanza, la malattia tende ad andare in remissione perché il sistema immunitario, grazie alla presenza del feto che può essere considerato alla stregua di un trapianto semi-allogenico, tende a diventare quiescente. La ricerca ha anche rivelato che la sclerosi multipla non interferisce sulla fertilità o sulle probabilità di restare incinta. 

 

Tuttavia, ha sottolineato Girolama Alessandra Marfia, professore aggregato di neurologia all’Università Tor Vergata e responsabile della Uosd sclerosi multipla del Policlinico Tor Vergata di Roma, “non tutti i farmaci disponibili per curare questa patologia sono sicuri per il nascituro, quindi il desiderio di maternità deve essere affrontato con il proprio neurologo sin dal momento della comunicazione della diagnosi per pianificare una strategia condivisa con la coppia e, quando possibile, instaurare fin dall’inizio una terapia compatibile con il concepimento e, se necessario, proseguita anche in gravidanza”.  

Uno dei timori delle donne affette da Sm è quello di trasmettere la malattia al figlio. “Il rischio che un bambino con un genitore affetto da sclerosi multipla possa sviluppare la patologia nel corso della propria vita è leggermente superiore rispetto a chi nasce da genitori sani, ma si tratta di un rischio minimo, stimato il 3-4% – ha spiegato Marfia – il rischio aumenta un po’ di più se entrambi i genitori sono affetti dalla patologia, ma per innescare la reazione del sistema immunitario, che è alla base della sclerosi multipla, oltre a fattori di ordine genetico, è fondamentale l’intervento di fattori di carattere ambientale che sono tuttora oggetto di studio”.