Sequestro Fondi Lega, gli avvocati del Carroccio citano la Corte Europea

    Continua la battaglia tra la procura di Genova e la Lega sul sequestro dei famosi 49 milioni truffati all’epoca da Umberto Bossi e dal suo tesoriere Francesco Belsito. Arrivano ora alcuni colpi di scena: gli avvocati del Carroccio, Roberto Zingari e Giovanni Ponti, davanti al tribunale del Riesame che deve decidere sulla prosecuzione dei sequestri – un anno fa all’inizio della caccia vennero trovati appena 2 milioni sui conti della Lega – hanno depositato un lunga memoria che contiene alcuni passaggi inattesi.
    Ad esempio quando viene citata la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che a giugno ha condannato lo Stato italiano per aver violato la proprietà privata abbattendo i celebri ecomostri di Punta Perotti. Scrivono i legali: “Sul punto è notorio che i principi affermati da una sentenza Cedu (nello specifico Giem contro Italia) sono direttamente applicabili al caso…”.
    Un altro punto toccato nella memoria non sembra appartenere agli alfieri dell’anti statalismo. Gli avvocati infatti contestano la linea della procura di Genova che, in seguito ad una recente pronuncia della Cassazione, vorrebbe sequestrare anche il denaro entrato successivamente all’epoca Bossi nelle casse del partito.  Gli avvocati della Lega sottolineano la sacralità di “diritti fondamentali denunciati dall’articolo 49 della Costituzione prevedendo le modalità di finanziamento, che sia pubblico o privato, ai partiti politici”.
    Altro capitolo che presenta in sé un piccolo corto circuito è quello in cui gli avvocati per sottolineare la “provenienza lecita” delle somme oggi nelle casse del partito depositano una relazione della PricewaterhouseCoopers che certifica come, a partire dal settembre 2017, quando scattarono i sequestri, al 28 luglio 2018 “sui conti intestati alla Lega Nord sono confluiti circa 5 milioni 618mila euro”. Il dato viene poi dettagliato spiegando che “730 mila provengono dai versamenti del 2Xmille” e il resto da “erogazioni librali, donazioni, finanziamenti, sovvenzioni effettuate da cittadini, da candidati alle elezioni, dal tesseramento e da parlamentari”.
    All’ultima voce appartiene anche Umberto Bossi, attuale senatore della Lega di Salvini, nonché responsabile, secondo la sentenza di primo grado che lo ha visto condannato, della truffa che ha generato il meccanismo che prevede la restituzione dell’intero finanziamento del biennio 2008/2010. Oggi i versamenti di Bossi al partito che ha fondato  potrebbero finire, se il Riesame autorizzerà i sequestri, fra i soldi confiscati dalla finanza.