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Serena Mollicone, udienza preliminare: l’Arma sarà parte civile

Mancava soltanto lui stamane all’udienza preliminare nel Tribunale di Cassino, chiamato a fare giustizia per la morte di quella sua adorata figlia, Serena. Una tragedia consumatasi ad Arce, nel frusinate, nel 2001, e da allora Guglielmo Mollicone non più avuto pace, spendendosi anima e corpo nella ricerca della verità. Una sete di giustizia quella di questo pover’uomo, che ha finito per logorarlo, ed oggi versa in gravi condizioni in ospedale a causa di un infarto che lo scorso 26 novembre ha infierito su un cuore fin troppo straziato di dolore.
Ed infatti il suo legale, avv. Dario De Santis, a margine dell’udienza preliminare ha tenuto a far sapere che “Io mi batterò ancora per Guglielmo affinché ci sia giustizia per Serena. Auspico che tutti quelli che hanno sostenuto questa battaglia fino ad oggi continuino a farlo. Guglielmo è in ospedale ancora in rianimazione in gravi condizioni, questo gli impedisce di essere presente nell’udienza relativa al procedimento penale per cui si è battuto con coraggio e tenacia”. Poi commuovendosi ha aggiunto: “Partecipo evidentemente emotivamente a questa situazione. Un destino crudele si accanisce ancora contro Guglielmo, non viene meno la sua istanza di giustizia così grande e forte che è diventata emblematica e condivisa da innumerevoli persone”.

Anche l’Arma dei carabinieri tra le parti civili

Ed infatti, a dimostrare il grande affetto che la gente nutre nei confronti del padre di Serena, l’affollato sit-in tenutosi stamane davanti al tribunale, con il gruppo ‘Siamo tutti Guglielmo Mollicone’, che ha distribuito dei volantini con su scritto: “Siamo tutti parte lesa-giustizia per Serena”, ed ancora: “Siamo qui non solo per Serena ma per tutte le donne vittime di violenza”.
Intanto accanto a Mollicone si è schierata anche l’Arma dei Carabinieri, che il gup Domunico di croce ha deciso di ammettere come parte civile al processo. Ricordiamo che le parti civili figurano anche i familiari di Serena Mollicone, e la figlia e i familiari del brigadiere Santino Tuzi, morto ‘stranamente’ suicida nel 2008.
Sono qui per due motivi: per Guglielmo Mollicone e per chiedere giustizia per Serena“, afferma Carmine Belli, inizialmente processato con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Un’odissea quella vissuta dal carrozziere di Arce, additato come l’omicida della 18enne, e poi invece assolto nei tre gradi di giudizio.

La figlia del brigadiere Tuzi: “Sono fiduciosa”

Visibilmente provata anche la figlia del brigadiere Santino Tuzi, Maria, che ha affermato: “Attendiamo il verdetto ma siamo sicuri di quello che succederà. Il fatto che Guglielmo Mollicone non è qui fisicamente si sente, per me era un sostegno, era il mio pilastro, però è come se ci fosse, io rappresento lui e i familiari, lui è qui con noi”. Come molti ricorderanno, fu proprio grazie al brigadiere se le indagini presero improvvisamente una svolta, quando dichiarò che il giorno della scomparsa di Serena, aveva visto la studentessa varcare l’ingresso della caserma dei carabinieri. Fatto è che, qualche giorno prima di suicidarsi, il brigadiere ritrattò questa sua affermazione. Ed oggi Maria spiega che “C’è anche mio padre con le testimonianze che ha lasciato e le piccole cose che abbiamo trovato nei documenti“. Dunque, al di là di quanto invece dichiarato dai Mottola anche sulla sua famiglia, la figlia del brigadiere ha tenuto a sottolineare che “I documenti parlano chiaro, noi li abbiamo letti bene e sappiamo cosa c’è scritto. Non mi preoccupa quello che è stato detto. Secondo me non sono stati letti bene i documenti. Piano piano arriveremo alla verità“, ha poi aggiunto dichiarandosi fiduciosa, “Siamo contenti perché siamo stati ammessi come parti civili, i documenti da studiare sono tanti quindi ci vorrà un po’ di tempo per arrivare alla decisione sul rinvio a giudizio”.

Attesa per la decisione del gup sui rinvii a giudizio

Ora starà al gup decidere se rinviare a giudizio o no Franco Mottola (ex maresciallo dei carabinieri di Arce), la moglie Anna Maria, ed il figlio Marco. Stessa decisione riservata anche nei confronti del maresciallo Vincenzo Quatrale, ugualmente accusato di concorso nell’omicidio. Nello specifico il Quatrale, è anche accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. Ma il rinvio a giudizio riguarda anche un altro milite della caserma di Arce: l’appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento. In aula insieme a quest’ultimo, l’ex maresciallo Mottola ha confidato ai cronisti: “Siamo fiduciosi”, motivando l’assenza del figlio “perché era influenzato”.
Dal canto suo il legale del maresciallo Vincenzo Quatrale, avv. Francesco Candido, a proposito dell’intercettazione che ha fatto scattare la richiesta di rinvio a giudizio per il suo cliente da parte della procura, ha affermato che “quelle frasi sono state dette in un contesto finalizzato a raccogliere elementi, comandato, quindi non c’è nessun tono intimidatorio. Ci sono documenti e certamente c’era un obiettivo di chi stava indagando. Non era un colloquio confidenziale, era una registrazione ambientale quindi è evidente che c’è stato un presupposto di indagine. Io ho ascoltato l’audio – ha quindi aggiunto il difensore, scartando l’idea che il suo assistito possa avere in qualche modo istigato Tuzi al suicidio – ed era un tono assolutamente tranquillo di persona comandata per fare un atto di quel tipo nei dovuti modi”.
Si preannuncia dunque determinante il prossimo mese di febbraio quando, il 7, riprenderà l’udienza preliminare, alla quale ne seguiranno altre due. Per quel che riguarda invece la decisione sul rinvio a giudizio, è molto probabile che slitti ad una successiva udienza.
Max