Sergio Rubini torna nei cinema con Il grande Spirito

’’Stiamo attenti a mantenere l’individualità, le opinioni e le discordanze. Per mantenere un’industria è ciò che sta in mezzo che si deve salvare, l’eterogeneità, i generi, il cinema d’autore. Non è l’evento isolato, il film che fa i miliardi, a fare la differenza. Una volta indicavamo la strada, oggi facciamo tantissimi remake, e anche la critica ha un ruolo discendente. Si insegue sempre di più il gruppo più folto, quello con più like. Ma non dobbiamo essere sempre d’accordo’’.
Sottolineando che “I social li frequento con curiosità e sgomento”, il regista-attore Sergio Rubini, ha incontrato i giornalisti per presentare il suo nuovo film distribuito da Fandango, ’Il grande spirito’, nei cinema dal 9 maggio.
Protagonista delle giornate del Bifest 2019 di bari, l’eclettico regista-attore (grande ‘sperimentatore sociale’) spiega questa sua nuova invenzione, come sempre caratterizzata da trovate surreali e allegorie penetranti: ’’Attraverso la metafora volevo raccontare il problema di Taranto. Ho preparato anche un breve video, inviato al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Prima del cemento, lì attorno c’erano praterie, laghi e boschi. Per questo tengo tantissimo alla proiezione del 7 maggio, a Taranto: non solo perché il film è stato girato lì, ma per il significato che ha. Mi piaceva l’idea di questo barone rampante, – prosegue l’autore di ‘Condannato a nozze’ e de ‘L’anima gemella’ – un indiano in città, che vive sui tetti, con ’i bianchi yankee’ antagonisti che hanno costruito la fabbrica. E, per contrasto, volevo mettergli accanto un altro ultimo, un topastro di fogna, uno dei bassifondi che del cielo e della metafisica non sa nulla. Dal loro avvicinamento si sprigiona il conflitto drammatico, ma anche comico, della pellicola. Mettere insieme questi due personaggi estremi genera un incontro buffo ma importante: insieme si aiutano a vedere il mondo diversamente’’.
L’attore chiamato ad affiancarlo in questa nuova avventura filmica è l’altrettante estroverso e poliedrico Rocco Papaleo (“un genio totale, talmente bravo che non sembra lui!’’, racconta ridendo Rubini), il quale sul suo ruolo commenta: ’’È come se avessi fatto questo film in trance, mi ci sono completamente abbandonato! C’erano l’atmosfera e il legame giusti. Noi attori – aggiunge l’attore lucano – di solito abbiamo bisogno di riferimenti, invece questo film era onirico, sospeso nell’aria, avevamo una missione spirituale da compiere. Ne sono molto soddisfatto, ed è una cosa che non mi succede spesso’’.
Interprete femminile della pellicola è Ivana Lotito, che raccota: ’’Interpreto Teresa, che non ha prospettive, la sua vita è una guerra, un supplizio, sacrificio e dolore. Nel film, però, recupera parte della sua innocenza. Lei vive di questa leggerezza, di questa purezza, contagiata dallo spirito del personaggio interpretato da Rocco Papaleo. E alla fine ritrova anche una speranza di salvezza’’.
Conoscendo attentamente la filmografia dell’ottimo Sergio Rubini, siamo certi che anche questa pellicola saprà regalarci il puntuale sorriso amaro al quale il regista-attore ci ha abitati negli anni
Max