SI PRESENTAVA COME BADANTE INTERESSATA A LAVORARE, NARCOTIZZAVA LE SUE VITTIME E POI LE DERUBAVA. IN MANETTE UNA 40ENNE DOMENICANA E UNA COPPIA DI ROMANI

    4305.0.734814847-0029.jpg (593×443)

    Poveri anziani, forse la solitudine, o una sorta di ‘candore’ che con l’età va a sostituire il senso di accortezza che ci accompagna ‘a mezza vita’, fatto è che puntualmente continuano ad incappare con uno sconcertante disincanto in truffa di vario tipo. L’ultima, una variante a quelle iper-abusata nel campo della prostituzione a domicilio, prevedeva l’offerta della badante seria ed affidabile tramite inserzione. La donna, una domenicana 40enne, si presentava per il colloquio di presentazione e, acquisita la fiducia dell’anziano di turno, versava una sostanza tranquillante (il benzodiazepine), e narcotizzava la vittima di urno. Manco a dirlo, al risveglio dalla casa era sparito qualsiasi oggetto prezioso, denaro, preziosi e carte di credito. La pseudo badante di Santo Domingo si avvaleva di due complici romani: lui 38 e lei 43 anni i quali, oltre ad accompagnare ‘la badante sul posto di lavoro’, procedevano poi all’utilizzo delle carte di credito. La casistica con il tempo andava aumentando, e sono state complesse ed articolate le attività investigative, coordinate in piena sinergia con i Carabinieri, dal P.M. della Procura della Repubblica di Roma, gruppo reati contro il patrimonio. Insieme alla descrizione della donna, gli investigatori hanno dovuto visionare ore ed ore di filmati girati dalle videocamere di sorveglianza poste nei pressi dei bancomat dove la banda ‘prelevava’, o negli esercizi dove spendevano. Oggi, acquisiti elementi sufficienti, i Carabinieri della Stazione Roma Prenestina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di 3 persone, due donne e un uomo, ritenuti responsabili, a vario titolo, di avere rapinato anziani romani dopo averli narcotizzati. Gli investigatori poi, non senza stupore, hanno appurato che la 40enne dominicana in realtà era già in carcere, e che si dedicava ai reati in questione approfittando dei permessi accordateli per recarsi al Sert.

    M.