SINDACI CONTRO MIGRANTI: ‘NON SIAMO RAZZISTI, SIAMO ARRABBIATI LO STATO CI HA LASCIATI SOLI’

’La loro protesta prosegue dallo scorso venerdì, quando hanno ‘improvvisamente’ avuto notizia dell’imminente arrivo, presso il locale l’albergo Canguro, di 50 migranti. A capo della contestazione è il primo cittadino del comune Castell’Umberto (Messina), Vincenzo Lionetto, che ai giornalisti dell’agenzi di stampa AdnKronos, oggi ha tenuto a ribadire: “Non siamo né razzisti né contrari all’accoglienza, siamo solo arrabbiati perché lo Stato ancora una volta ci ha lasciati soli. Qui, davanti l’ex hotel che li ospita, non ci sono né persone incatenate, né barricate, né blocchi ma una presenza attiva per tenere alta l’attenzione sulla vicenda. Noi vogliamo fare accoglienza – tiene ancora a sottolineare il sindaco – e tenere 50 persone stipate in una struttura dichiarata dall’assessorato regionale al Turismo non idonea non mi sembra un buon modo per farlo. Nell’albergo non ci sono riscaldamenti né servizi igienici a norma”. Oltretutto, c’è da considerare che, stando a quanto disposto dal ministero dell’Interno (2,5 migranti ogni mille abitanti), questa la piccola comunità è stata dichiarata ’area interna’, e dunque, “disagiata dal punto di vista della viabilità, delle scuole, della sanità – denuncia Lionetto – dovrebbe accogliere 7-10 migranti al massimo”. Ed il sindaco tiene anche a replicare a chi accusa lui ed i suoi cittadini di razzismo: “Non siamo né violenti né razzisti. Abbiamo già integrato altre realtà e qualche immigrato grazie a un progetto denominato ’Nuove povertà’ sta lavorando in questi giorni al Comune. La mia amministrazione -assiste mensilmente 60-70 persone che non sono in grado di fare la spesa e che vivono in condizione di povertà. Si fa presto a fare integrazione seduti nei salotti dei talk show, noi invece qui siamo in trincea e lo Stato ci ha abbandonato da tempo. Un esempio? Sette anni fa il Comune ha dichiarato il dissesto idrogeologico – rivela il primo cittadino – ho firmato 40 ordinanze di sfratto ma solo tre-quattro famiglie sono tornate a casa. Le altre sono ospitate da familiari o in locali comunali perché lo Stato dal 2010 ci ha comunicato che i fondi sono terminati. A gestire la rabbia, le ansie e le paure dei cittadini sono proprio i sindaci, a cui lo Stato volta le spalle”. Poi il sindaco Lionetto ne approfitta per ‘bacchettare’ il suo collega Antonino Musca, che amministra il comune confinante di Sinagra: “Ha assunto sin dall’inizio di questa vicenda una posizione anomala. L’ex albergo che ospita i migranti sorge a 7 chilometri dalla sua comunità ed è, invece, dentro il perimetro urbano del mio Comune, che a quell’hotel fornisce l’acqua e anche i gruppi elettrogeni. E’ facile farsi belli quando non si è toccati dal problema. Invece di spaccare il fronte dei sindaci, sarebbe necessario rimanere uniti perché i riflettori sulla vicenda non si spengano”. A tal proposito, per giovedì prossimo è stato fissato l’incontro tra i due primi cittadini e il prefetto di Messina, Francesca Ferrandino: “Non siamo in contrasto con la Prefettura – conclude il sindaco di Castell’Umberto – è l’ultimo anello di una catena micidiale”.
M.