SIRIA: 5 ANNI FA SCOPPIAVA LA GUERRA CIVILE. LA STORIA DI UN CONFLITTO DIVENUTO GLOBALE

Un triste e doloroso anniversario ricorre oggi per la Siria. Era il 15 marzo del 2011 quando alle prime manifestazioni contro il governo di Bashar Al-Assad seguì lo scoppio della guerra civile. 5 anni di un confitto sanguinario, purtroppo l’ennesimo nel mondo arabo, estesosi a macchia d’olio in tempi brevissimi e che coinvolge nazioni da un capo all’altro del pianeta. Un intricato puzzle di alleanze, supporti, contrasti e schieramenti ostili che ha fatto già registrare migliaia di morti e milioni tra profughi e rifugiati.

2011: dalle manifestazioni all’inizio della guerra

Nei giorni precedenti al 15 marzo a scuotere il paese erano state semplici manifestazioni di piazza organizzate tramite Internet e i social network dai cittadini siriani per opporsi al regime di Assad. Proteste che il governo aveva tentato di arginare impedendo l’utilizzo del web nonché di Facebook, Twitter e YouTube.

Le manifestazioni continueranno fino a giugno 2011 concentrandosi principalmente nella città di Dar’a. È la reazione del governo, però, che cambia. Nonostante le parziali concessioni alle richieste della popolazione, la risposta del presidente siriano sarà principalmente una, la repressione con l’uso della forza. Tra i civili iniziano a farsi registrare le prime vittime. È in questo contesto che comincia ad aumentare il numero dei protagonisti in campo. Entrano infatti in scena i Fratelli Musulmani, una delle principali organizzazioni islamiste. A questi si aggiunge l’Esercito siriano libero (ESL), composto da membri della polizia e dell’esercito siriano che scelgono di disertare e opporsi ad Assad.

Sarà la ancor più aspra repressione del governo a dare il via ai primi episodi di utilizzo delle armi da parte dei civili. Si avrà quindi il definitivo inizio della guerra anche in virtù della presenza, ora, di due veri e propri schieramenti contrapposti di combattenti.

2012: spuntano i terroristi. Il mondo si divide

L’inizio del nuovo anno è caratterizzato da un piccolo evento, apparentemente poco significante, ma che segnerà irrimediabilmente il conflitto. Per la prima volta, scende apertamente in campo un gruppo jihadista. Si tratta del Fronte al-Nusra, l’ala più radicale del fondamentalismo sunnita, affiliato ad Al-Qaeda. Pur combattendo a fianco dell’ESL, introduce una strategia di attacco differente, più violenta e con esplicite finalità terroristiche.

I mesi successivi vedranno ancora numerosi scontri e una progressiva avanzata delle truppe ribelli, le quali, pur se con qualche difficoltà, iniziano a guadagnare posizioni. È in questo contesto che il mondo comincia a schierarsi a favore o contro il governo. A sostegno dell’Esercito siriano libero, la Turchia, gli Stati del Golfo Persico, gli Stati Uniti e l’Unione europea, in particolare con Francia e Gran Bretagna. Dalla parte del presidente Assad, l’Iran e la Russia. Sostanzialmente a metà tra i due fronti si pongono le Unità di Protezione Popolare (YPG), braccio armato del Comitato Supremo Curdo che rappresenta la popolazione di etnia curda siriana in Iraq. Pur considerando i ribelli come alleati, l’YPG nutre scetticismo nei loro confronti a causa dei legami con la Turchia e le fazioni islamiste. La guerra si espande definitivamente oltre il territorio della Siria.

Si è solo all’inizio del conflitto ma gli schieramenti stanno diventando più complessi e intricati che mai.

2013: l’ascesa dei jihadisti

Mentre proseguono gli scontri, il conflitto conosce la svolta più significativa e preoccupante. Pur se formalmente l’iniziativa ribelle è ancora nelle mani dell’ESL, prendono sempre più forza le formazioni jihadiste. Non solo interviene, affiancando le truppe governative, l’ala militare del partito politico Hezbollah, considerato da molte nazioni (in particolare USA, Egitto, Israele, Canada e Australia) come un’organizzazione terroristica. Ruolo centrale viene assunto da al-Nusra e, soprattutto, dall’ISIS. Lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (in seguito Stato islamico dell’Iraq e della Siria, poi semplicemente Stato Islamico) si schiererà apertamente contro il governo siriano in vista di un ben più ampio progetto, la Jihad globale e la restaurazione del califfato.

Nell’agosto del 2013, si registra per la prima volta l’uso di armi chimiche da parte dell’esercito governativo, con un massiccio attacco nell’area intorno alla città di Damasco.

2014: conferenze di pace, califfato e intervento internazionale

Quella che era nata come una guerra civile, inizia a delinearsi sempre più come un conflitto su scala mondiale. Il nuovo anno inizia con una poco fruttuosa conferenza di pace a Ginevra. L’unico risultato che si ottiene è una breve tregua nella città siriana di Homs per permettere l’evacuazione dei civili.

Sono però altri gli eventi che caratterizzano il 2014. Episodi che, non certo in Siria, mettono in secondo piano la guerra civile. Il nuovo pericolo, per la penisola araba e per il mondo intero, è l’ISIS. Quello che era nato come un gruppo terroristico procede a passi spediti verso il raggiungimento del suo obiettivo. È il 29 giugno quando il leader Abu Bakr al-Baghdadi proclama la nascita del califfato. Il nuovo stato comprende territori siriani e iracheni controllati del gruppo jihadista.

Da qui in avanti l’intervento delle altre nazioni sarà effettivo. Nel mese di settembre cominceranno i raid anti-ISIS della coalizione guidata dagli Stati Uniti. A venir colpite saranno prima le zone dell’Iraq e, solamente in seguito, quelle della Siria.

2015: il conflitto si complica. L’attacco russo

La situazione si è ormai nettamente modificata. Dove c’era lo scontro tra ribelli e forze governative, si è ora inserito quello che, paradossalmente, diviene il comune nemico numero uno. Prima di tutto per le due potenze USA e Russia, l’una contro l’altra pro Assad. I raid USA erano già iniziati nei mesi precedenti, da ottobre partono anche quelli russi. Forse è ancora più significativo il fatto che in questi mesi lo stesso al-Nusra diverrà obiettivo degli attacchi dell’ISIS, rendendo ancor più caotico un contesto di per se già estremamente complesso.

2016: nonostante il cessate il fuoco le morti continuano

Momento più importante del nuovo anno è l’accordo siglato da Stati Uniti e Russia. Il 12 febbraio viene approvato l’invio di aiuti umanitari alla popolazione siriana e, soprattutto, il cessate il fuoco. Uno stop che ovviamente non coinvolgerà lo Stato Islamico e il Fronte al-Nusra.

Pur se significativo, l’accordo non ha messo fine alle numerose morti che, dopo 5 anni di guerra hanno raggiunto cifre esorbitanti. Stando alle stime dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, le vittime civili e militari dei diversi schieramenti, all’agosto del 2015 erano già più di 260mila.

Come se non bastasse, ci sono altri numeri che impressionano. LAlto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati individua che, a luglio 2015, erano 4 milioni i rifugiati siriani all’estero e 7 milioni gli sfollati all’interno del paese.

Nel computo rientrano anche i bambini. Stando ai dati Unicef sono più di 8 milioni quelli colpiti dalla guerra in Siria. Tra questi ci sono tutti quei giovani e giovanissimi (anche di 7 anni) che sono stati arruolati dai diversi schieramenti in campo per combattere una guerra il cui esito sembra essere estremamente lontano.

Luca Crosti