Home CRONACA Soffocò ed arse Sara: ergastolo per il vigilante

Soffocò ed arse Sara: ergastolo per il vigilante

Fu un omicidio orribile, inumano. Di quelli che per efferatezza e ferocia, entrano negli annali delle cronache.
Sara Di Pietrantonio era una bella ragazza, vispa, bionda e cortese. Soprattutto, era giovanissima: 22 anni, un vulcano prossimo a tracimare vita e sentimenti. Ma tra lei ed i suoi progetti futuri c’era Vincenzo Paduano, inizialmente fra loro c’era stato del sentimento, ma ben presto le cose precipitarono. Vincenzo, impiegato come vigilantes, non aveva un carattere facile e, oltretutto, era molto possessivo. Troppo per pensare di riuscire a tarpare le ali di una farfalla appena uscita dal suo bozzolo.
Così sara decise di troncare il loro rapporto, ma l’uomo come spesso accade, non era minimamente intenzionato ad incassare il benservito. Fu così che Sara si trovò a dover fronteggiare messaggi, telefonate, ‘incontri casuali’, quale prezzo per la sua ritrovata libertà. Lei qualche volta ne parlava con le amiche ma non voleva colpevolizzare Vincenzo, nei confronti del quale non provava rabbia od astio. O forse chissà, aveva paura. Ma lui ormai era deciso a ‘riprendersela’, con le buone o con le cattive. Sara doveva essere soltanto sua, diversamente… di nessuno.

Un omicidio lucido, forse evitabile…

Venuto a sapere che da pochi giorni la sua ex frequentava amichevolmente un suo coetaneo, il vigilante iniziò a pedinarla. Nella sua testa ormai albergavano i demoni, e più saliva la rabbia e più cresceva quel confuso sentimento di odio-amore. Fatto è che la notte del 29 maggio del 2016, dopo aver riempito un flacone con del liquido infiammabile, Vincenzo lasciò il suo posto di guardia per posizionarsi sotto l’abitazione del giovane che usciva con Sara. Quando quest’ultima lasciò l’amico per dirigersi verso casa, iniziò l’inseguimento. Imboccata via della Magliana Nuova, a una manciata di chilometri dall’abitazione della famiglia Pietrantoni, Paduano si palesò con una manovra azzardata, costringendo Sara ad accostare per poi fermarsi. Lei non ebbe nemmeno il tempo di reagire: l’uomo gli si avventò contro inveendo. Una scena notata anche da altri automobilisti di passaggio i quali, mostrando una grande insensibilità, proseguirono dritti senza fermarsi. Vincenzo stringe Sara per il collo, lei respira a fatica fino a crollare a terra, semi soffocata ma probabilmente ancora viva. Ma Paduano ha un preciso piano in mente: tanta bellezza deve essere soltanto per lui e, raggiunta la sua auto, prende il flacone col liquido infiammabile e lo rovescia sul corpo di Sara. Il resto è la scintilla di un accendino, le fiamme, e la fuga verso il posto di lavoro. Saranno i vigili del fuoco a dover dare pace a Sara, avvertiti da un automobilista, che passando ha visto un’auto con vicino delle fiamme.
Il fatto scosse l’intera Capitale, soprattutto – come dicevamo – l’omertà di quanti, passando, non fecero nulla per sedare la lite iniziale, poi divenuta il prologo di una tragedia. Chissà, col senno poi, sarebbe bastato fare una chiamata al 112 per poter evitare lo scempio. Seguirono settimane di indagini febbrili, fino a quando gli uomini della Squadra Mobile riuscirono infine ad incastrare, fino a farlo confessare, Vincenzo Paduano.

La vittoria della giustizia e la sconfitta dell’amore

Tuttavia al processo, che condannò severamente l’accaduto non tutto filò come ci si aspettava. In particolare, rispetto al primo processo d’appello, lo scorso aprile la Cassazione ha disposto un processo bis, in quanto il reato di stalking (in questo caso determinante), non è stato assorbito in quello di omicidio. E così arriviamo finalmente alla sentenza di oggi, con i giudici della seconda Corte d’Assise d’Appello, che hanno condannato l’uomo per per due reati distinti: omicidio pluriaggravato e, così come richiesto dai giudici della Suprema Corte (secondo i quali “la tesi per la quale il delitto di omicidio aggravato assorbe il delitto di atti persecutori è errata”), stalking. Dunque è ergastolo.
La sentenza ha soddisfatto il legale di parte civile per il padre di Sara, l’avv. Nicodemo Gentile, il quale ha commentato: “Siamo in presenza di una pena giusta, ma non esemplare, alla luce dei reati contestati. Questa la vittoria della giustizia e la sconfitta dell’amore”.
Comunque distrutta – e come darla torto – la mamma della giovane assassinata, Concetta Raccuia, la quale ha sospirato: “Sara non ce la riporta più nessuno, nemmeno dieci ergastoli. Spero che tutto questo dolore possa servire per altre ragazze. Altre donne che si trovano in questa difficile situazione dello stalking psicologico – ha quindi aggiunto la donna cercando di smorzare il dolore con un fine di utilità – La Corte ha fatto oggi qualcosa per gli altri, è stato riconosciuto lo stalking come reato autonomo dall’omicidio e punito in presenza di una violenza invisibile“.
Max