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Sono oltre 5 milioni gli italiani infettati, rivela un’indagine scientifica condotta dalla Doxa

Per quanto sicuramente attendibili, sono ovviamente dati ‘teorici’, cioè frutto di comparazioni matematiche e statistiche anche se a nostro avviso, molto probabili e, forse, anche ‘in difetto’.

La Doxa, guidata dal gruppo dell’epidemiologo Carlo La Vecchia dell’università Statale di Milano, tra il 27 ed 30 marzo scorsi, si è presa la ‘briga’ di condurre un’indagine su scala nazionale, rivolta alle sintomatologie correlate al coronavirus.

“Dei potenziali 5 mln infettati, 1 milione sono lombardi”

Ebbene, ciò che ne esce è per certi versi ‘agghiacciante’: almeno 5 milioni di italiani, un 1 milione dei quali nella sola Lombardia, potrebbero risultare infettati da coronavirus Sars-CoV-2. 

Partendo infatti dai numeri ufficiali studiati a fine marzo, nel Paese erano 105.792 i casi registrati, 12.442 i decessi mentre, di contro in Lombardia, erano  rispettivamente 43.208 casi e 7.199. Come hanno evidenziato gli esperti, “Le cifre reali sono tuttavia incerte: i casi registrati in Italia includono essenzialmente i ricoveri ospedalieri, più un ristretto numero di soggetti positivi a tamponi Pcr eseguiti in modo non sistematico”.

Un recente studio inglese conferma gli stessi dati

Ma non deve meravigliarci più di tanto questa inedita stima registrata dagli scienziati italiani. Gli esiti coinciderebbero infatti  con una ricerca similare, condotta dai ricercatori dell’Imperial College di Londra nei giorni scorsi. Ebbene, secondo quanto raccolto da questi ultimi, al 28 marzo nel nostro Paese i casi di Covid-19 erano già a quota 5,9 milioni, cifra che equivale al 9,8% della popolazione.

Approntato un questionario con precise sintomatologie

Per stringere il range delle ricerche, così da non cadere in inganno rispetto ad esempio  a una ‘comune’ influenza, il team guidato dell’epidemiologo e dalla ricercatrice Eva Negri, ha stilato un preciso test recante una combinazione delle specifiche sintomatologie correlate al Covid-19 (che, oltre ad evidenti difficoltà respiratorie, includono febbre, mal di testa, raffreddore, tosse, disturbi gastrointestinali, ed altro). Il questionario, come detto condotto su scala nazionale, è stato improntato su un campione di mille persone (169 lombardi), distribuite in una forbice d’età compresa fra i 18 e gli 85 anni, distribuiti inoltre in termini di sesso, età, area geografica, titolo di studio, e condizioni socio-economiche.

Donne, fumatori ed istruiti hanno confermato i sintomi

Quanto uscito dal sondaggio è davvero interessante, intanto il fatto che la maggior parte degli individui che hanno confermato di aver avuto sintomi Covid (sia in Italia che nella sola Lombardia), sono in maggioranza donne, fumatori, e persone con un’istruzione superiore. Degli intervistati poi, il 14,4% (il 18,3% in Lombardia), ha riferito di aver avuto i sintomi Covid-19, l’1,5% (il 3% in Lombardia), di aver avuto addirittura febbre oltre i 38,5 gradi.

Se il 10% degli intervistati ha avuto sintomi…

Dunque, spiegano i ricercatori, Anche ipotizzando che solo la metà dei sintomi segnalati sia riconducibile a Covid-19, circa l’8% della popolazione in Italia e il 10% in Lombardia sarebbero stati affetti da Covid-19 nelle 3 settimane precedenti la raccolta dati. Ciò equivarrebbe ad almeno 5 milioni di soggetti colpiti in Italia e 1 milione nella sola Lombardia. Una cifra – ragionano i ricercatori – che può essere raddoppiata, supponendo che la maggior parte dei sintomi simili a quelli di Covid-19 sia effettivamente correlata a Covid-19“.

Molti i dati che avvalorano questo calcolo

Con onestà però, gli esperti coinvolti nell’indagine hanno tenuto a precisare che “parte dei sintomi descritti non è correlata a Covid-19. Sebbene il periodo dell’influenza annuale si fosse concluso entro il 7 marzo, parte dei sintomi riferiti potrebbe essere legata ad altre condizioni (virali) non specifiche” tuttavia, aggiungono, è “possibile anche che buona parte dei sintomi – e la maggioranza degli episodi di febbre superiore a 38,5 gradi in marzo – sia dovuta a Covid 19”. I dati, raccolti per 3 settimane attraverso il sistema computer assisted web interviews (Cawi), raccolgono quanto riferito dagli italiani ‘campionati’ nelle tre settimane precedenti la rilevazione dunque, evidenziano, “Altri soggetti erano affetti da sintomi analoghi prima del 7 marzo”, quindi sono stime alle quali “vanno aggiunti i soggetti che hanno contratto Covid-19 in assenza di ogni sintomo“.

…nel frattempo i contagi non si sono fermati

Come tiene a rimarcare il team di questa interessante ricerca, ”Malgrado il limite fondamentale della soggettività delle risposte, l’indagine presenta un punto di forza importante, in quanto parte di un sondaggio periodico validato, condotto su un campione ragionevolmente ampio e rappresentativo della popolazione generale italiana e lombarda. I dati – aggiungono – indicano pertanto che, anche ignorando i casi asintomatici, l’epidemia di Covid-19 potrebbe aver colpito una parte sostanziale della popolazione italiana entro la fine di marzo, certamente superiore di un ordine di grandezza, e forse anche di due, rispetto ai casi registrati”.

Max