Home POLITICA ECONOMIA Sos personale nei ristoranti? Cameriere ‘Covid free’ mestiere per rimettersi in gioco

Sos personale nei ristoranti? Cameriere ‘Covid free’ mestiere per rimettersi in gioco

Sos camerieri, una delle professioni più sottovalutate ma in cui si nascondono le chiavi per avere successo nella vita. A patto, però, che siano muniti di Green pass. È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Evolution Forum condotta da Gianluca Spadoni, analizzando un panel di oltre 1.200 partecipanti al forum, uomini e donne compresi tra i 18 e 55 anni, sparsi in tutta Italia. Nelle ultime settimane, infatti, è salito alla ribalta l’allarme lanciato da operatori turistici e ristoratori sull’assenza di personale stagionale da impiegare nell’estate della ripartenza post-pandemia, cui si è aggiunto l’obbligo di Green pass a partire dal 6 agosto. Per Federalberghi, ad esempio, nei prossimi mesi mancheranno circa 200.000 addetti nel settore del turismo e dell’ospitalità, tra camerieri, baristi, cuochi e bagnini. Un problema che riguarda tutta la penisola e le cui motivazioni non sono scontate: sebbene per molti operatori la causa principale siano misure come il reddito di cittadinanza o la cassa integrazione, l’altra faccia della medaglia identifica negli stipendi bassi, a volte inesistenti, e nella precarietà il vero motivo dietro questo ‘buco’ da centinaia di migliaia di addetti. 

Quello che, però, è certo è come il mestiere del cameriere sia spesso sottovalutato e svilito, oltre a essere visto come un lavoro usurante e di secondo piano che, spesso, non viene accettato dai più giovani. Senza dubbio una professione faticosa e che può mettere sotto stress, ma quella del cameriere è una delle migliori professioni per avviarsi alla vita lavorativa o rimettersi in gioco dopo aver perso una precedente occupazione, come spiega Gianluca Spadoni, punto di riferimento in Italia nell’ambito del Network Marketing e ideatore dell’Osservatorio Evolution Forum: “Con o senza il Green pass, in questo mestiere si nascondono le chiavi per la crescita personale dell’individuo. Io ho iniziato così ed è stata una vera benedizione. Una scuola importantissima di vita”. “Il cameriere è un mestiere che consente, infatti, di sviluppare e rafforzare costantemente le proprie soft skills, competenze ormai imprescindibili in qualsiasi settore lavorativo. Oggi è fondamentale avere un curriculum con una specifica delle proprie ‘competenze umanistiche’ oltre che quelle tecniche. Sappiamo che servono un reskill e un upskill delle nostre competenze e la mansione del cameriere sia come professionista sia per chi lo fa per generare un’entrata in attesa di un nuovo lavoro, può essere un ottimo esercizio di aggiornamento attivo”; sottolinea.  

Autore di numerosi libri e formatore di oltre 350.000 professionisti in Italia, Spadoni spiega i 10 motivi che rendono questo mestiere un trampolino verso la realizzazione professionale, identificati grazie alla percezione dei partecipanti al forum: “Innanzitutto, il primo punto – elenca – è che il mestiere del cameriere consente di acquisire il senso delle regole e il rispetto delle gerarchie (risposta condivisa dall’85% dei partecipanti). Il secondo, diretta conseguenza del primo, è come aiuti a imparare a prendersi le proprie responsabilità (78%). Terzo, non meno importante, è come insegni la capacità di sviluppare responsabilità (leggasi autogestirsi) (74%)”.  

Per chi si occupa di questa mansione, poi, uno degli aspetti più importanti è il trovarsi immerso nei rapporti umani quotidianamente e sempre con persone diverse giorno per giorno: “L’interazione continua – prosegue Spadoni – è un’ottima palestra per sviluppare delle competenze nel relazionarsi con gli altri in ambito lavorativo; il quarto punto, infatti, è la possibilità di scoprire cosa significhi davvero dare un servizio a qualcuno (70%), mentre il quinto è la capacità di rendersi disponibile verso gli altri, siano essi clienti o collaboratori (65%). Ovviamente, senza gentilezza non si va da nessuna parte, ma questo mestiere, ed è il sesto punto, non insegna a essere educati in modo formale e forzato, ma ad esserlo di natura (62%)”.  

Gli ultimi motivi per cui questa professione nasconde le chiavi per avere successo nella vita riguardano delle abilità che, se sviluppate, serviranno in qualsiasi ambito lavorativo: “Un bravo cameriere – dice – è anche un bravo venditore; il settimo passo è l’imparare a essere convincenti (55%). Ma, entrando nello specifico dell’attività del cameriere nel periodo estivo di cui si fa un gran parlare in questi giorni, l’ottavo e il nono punto riguardano delle skill che pochissimi altri mestieri sono in grado di insegnare in maniera così decisiva: gestire i ritmi pressanti e raggiungere gli obiettivi in base a delle tempistiche prefissate (50% condiviso)”.  

Infine, Gianluca Spadoni chiosa con una massima: “Purtroppo, molti giovani sono scoraggiati in questo momento per le condizioni lavorative che troppo spesso vengono loro presentate. Ma, nel limite del buon senso, suggerisco loro di buttarsi a fare ‘qualsiasi lavoro’, compreso il cameriere; il decimo punto, infatti, è che questo impiego può essere una scuola per altro nella vita, come tutto ciò che viene fatto con impegno; oppure, in attesa di tempi migliori, potrà diventare una professione ben retribuita di cui vi sarà sempre bisogno in Italia. Perché l’ozio logora. L’immobilismo crea scoramento. Il rimanere sempre in attesa crea sfiducia, nel mondo e in se stessi. L’azione, invece, mette in moto energie e idee”. “L’obbligo del Green pass, inoltre, crea la consapevolezza di fare qualcosa anche per la società, per aiutare il Paese a sconfiggere l’avanzare delle varianti del Covid. Infine, anche se dovesse trattarsi di un lavoro momentaneo, ci aiuterebbe in ogni caso a tenere vive le ambizioni e a tornare ad essere felici”, conclude.