Home BENESSERE A TAVOLA Sostenibilità: ecco l’impatto dei piatti tradizionali europei

Sostenibilità: ecco l’impatto dei piatti tradizionali europei

Solitamente quando consumiamo del cibo, oltre che dal gusto siamo inevitabilmente ‘condizionati‘ dalle – indiscutibili – motivazioni salutari e nutrizionali, analizzandone quindi la bontà degli ingredienti, e le calorie derivanti. In realtà però, spesso omettiamo di considerarne un valore ‘determinante’, come la sostenibilità. O meglio, cosa sappiamo realmente, in termini di consumo di acqua, terreno, lavorazione e qualità finale, di ciò che stiamo mangiando? E la domanda dovrebbe essere: quanto contribuisco nel mio piccolo, con questa scelta, in positivo o in negativo alla ‘salute’ della terra?
Una domanda certo complicata e, come dicevamo, ‘oscurata’ dal concetto di qualità e calorie.
A tal proposito, venendoci in aiuto, ci ha pensato la Fondazione Barilla che, prendendo in esame i paesi più frequentati, ne ha valutato le ‘specialità culinarie’ (o comunque tradizionali), testandone l’impatto ambientale misurato da una precisa analisi del Food Sustainability Index, che appunto misura lo stato di salute della terra attraverso ciò che ‘coltiviamo’.
Così la Fondazione Barilla ha contrassegnato con un colore preciso il grado di sostenibilità (verde) di una ricetta (per singola porzione), via via scemando verso un impatto invece totalmente negativo (dall’arancione al rosso).
Italia:
paese noto soprattutto per la pizza, si è così scoperto che dietro la filiera che compone una ‘Margherita‘ vengono usati 2,46 m2 di terreno, 412 litri d’acqua, dispèerdendo complessivamente 652 grammi di gas serra nell’ambiente.
Francia:
qui va molto meglio grazie alla classica ‘Nizzarda‘, un’insalatona che determina appena 64 grammi di Co2.
Nord-Africa:
qui eccelle il ‘Falafel‘ il quale, per lo più composto da ceci, con 101 grammi di CO2.
Marocco:
di suo il ‘Cous cous‘ se cucinato con sole verdure sarebbe senza problemi da verde, se optiamo invece per quello più ricco di proteine, il forte consumo d’acqua per prozione, pari a 548 litri d’acqua, è arancione.
Grecia:
ineccepibile la ‘Moussaka‘, verde in virtù degli ‘appena’ 241 litri d’acqua necessari.
Spagna:
‘ricca’ e buona, la ‘Paella‘ si difende bene con 241 litri d’acqua e circa 2 m2 di terra.
Portogallo:
il ‘Baccalà‘ si fa sentire: consumato in crocchette produce 170 grammi di Co2, ma se cotto invece alla brace, si toccano i 250.
Londra:
piatto ‘tipico’ per i turisti, il’ Fish and Chips’ è indubbiamente identificato nell’arancione.
Croazia:
ovviamente gustosissima… e puntualmente ‘disastrosa’ la ‘Pašticada‘, per questa ricetta a base di carne di vitello occorrono infatti 2.300 litri d’acqua ed oltre 15 m2 di terreno.
Max