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Spostarsi fra Regioni, Boccia: “Deve prevalere il buonsenso, non esiste passaporto sanitario”

“Invito tutti a rileggere l’articolo 120 della Costituzione italiana, che chiarisce molto bene la disciplina: la Regione non può istituire e adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose, né limitare l’esercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale. Se la comunità scientifica dice che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono: altrimenti, li avremmo tutti noi, qui, assieme alla tradizionale carta di identità”.

Boccia: “In Italia non esiste il passaporto sanitario”

E’ abbastanza chiaro quanto illustrato da Boccia, ministro per gli Affari regionali, nel corso dell’audizione presso la Commissione parlamentare sul federalismo fiscale e l’autonomia differenziata regionale di Palazzo Mancuso, intitolata alla gestione dell’emergenza sanitaria.

In poche parole spiega il ministro, le Regioni non possono in alcun modo limitare la libera circolazione delle ‘persone, dei mezzi e delle cose sul territorio nazionale’, che è garantita dalla Costituzione. Così come, allo stesso modo, visto che nel nostro Paese non esiste il ‘passaporto sanitario’, le regioni non ‘possono richiedere ai turisti l’esibizione di un passaporto sanitario che attesti la salute del singolo cittadino’.

Boccia. “Spostarsi fra regioni seguendo il buonsenso”

Quindi, ha affermato Boccia, ”Nei prossimi giorni, nelle prossime ore, l’ultimo ‘clic’ che riporterà il Paese a muoversi dovrà essere quello del buonsenso. Se tutte le Regioni ripartono, ripartono senza distinzione sul profilo dei cittadini residenti in una Regione o in un’altra, se le autorità sanitarie e il Governo decideranno che il Paese è pronto per la ripartenza“.

Boccia: “Unico elemento vincolante è la quarantena”

“La distinzione fra cittadini che provengono da una città o da un’altra – ribadisce dunque il ministro – non è prevista dalla nostra Costituzione: se siamo tutti sani, ci muoviamo nel Paese come abbiamo sempre fatto. Diversa è la valutazione che porti a prevedere una fase di quarantena: ma non siamo in quella situazione e in ogni caso occorre un accordo fra le parti, fra tutte le Regioni”.

Boccia: “Commissariamento della Lombardia? Mai”

Nel caso specifico poi, per quanto riguarda ad esempio la Lombardia, il ministro ribatte che “il commissariamento della sanità lombarda non è mai stato all’ordine del giorno e non ci sono elementi per valutare un provvedimento di questa natura”. Tuttavia, aggiunge, “Questa esperienza deve indurci a rafforzare ancora di più la prevenzione territoriale pubblica. Il problema della fragilità è legato al numero delle persone disponibili; nessuno mette in discussione il mix pubblico-privato, ma il nodo vero è la quota di pubblico: dove era bassa, il sistema non ha retto. Non sempre il sistema privato, anche quando è una eccellenza europea, può trasformarsi in tempi rapidi”. In sintesi, ha quindi proseguito il ministro, “l’insegnamento ci porta a dire che va rafforzato come non mai il sistema di prevenzione territoriale pubblico, il che significa rafforzare i medici di base. In molte Regioni va rafforzato e anche di tanto: e questo sforzo, senza precedenti, può farlo soltanto lo Stato“.

Boccia: “Riconosciamo maggiore autonomia ai sindaci”

Ad esempio, ha poi proseguito ancora Boccia, ”I sindaci hanno avuto la forza di autodisciplinarsi, rispetto al potere di ordinanza che la legge riconosce loro; e io non smetterò mai di ringraziarli. Oggi, ci chiedono rispetto e autonomia per la Fase 2, che non riparte premendo un interruttore. E devono averla, specialmente in questo periodo estivo, con una leale collaborazione dello Stato e delle Regioni con i Comuni”. Ed ancora, “Quando il presidente dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, Antonio Decaro ha accettato a nome di tutti i sindaci l’autodisciplina nel periodo di lockdown, ha offerto un grande contributo di responsabilità istituzionale – ammette il ministro – Di fatto, autodisciplinandosi nel non emettere ordinanze comunali che andassero in contrasto con quelle nazionali, i sindaci si sono assunti la responsabilità, ancora più complessa e difficile, di essere coloro che dovevano occuparsi dei bisogni della cittadinanza, in tempo reale. Ed è quello che è accaduto, ovunque. Ora va riconosciuta maggiore autonomia ai sindaci”.

Max