STEFANO CUCCHI NON RIPOSA IN PACE di Marco Harmina.

“Ai signori Cucchi ho detto che con animo sereno e senza pregiudizi nè positivi nè negativi faremo la

rilettura complessiva degli atti dell’inchiesta dal primo all’ultimo foglio”. Queste le parole di Giuseppe

Pignatone, procuratore della Repubblica, dopo il ricorso vinto lo scorso venerdì dalla parte accusata

di aver ucciso il geometra romano Stefano Cucchi. Assolti quindi tutti e 12 gli imputati tra agenti della

penitenziaria, medici e infermieri dell’ospedale Sandro Pertini per insufficienza di prove. L’eventuale

riapertura dell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, avvenuta nel 2009 nel reparto protetto dell’ospedale

Pertini una settimana dopo il suo arresto per possesso di droga, passerà dunque attraverso una rilettura

di tutte le carte dell’inchiesta. Questo l’impegno preso dal procuratore Pignatone dopo avere incontrato

nel suo ufficio i familiari della vittima. Nelle ultime ore è arrivata anche la pubblicazione di Pietro Grasso,

Presidente del Senato, queste le sue parole: “ “Chi sa parli, lo Stato non può permettersi impunità”.

Strano è che si debba aspettare la procedura, la durata e il compimento di non uno, ma ben due processi

durati circa cinque anni per sentire un rappresentante dello Stato annunciare quello che in molti Paesi

del mondo, nonché dell’Europa che tanto ci sta a cuore, sarebbe un comportamento da ordinaria

amministrazione. L’esame di tutto il carteggio, comprensivo delle motivazioni della sentenza della corte

di assise di appello che ha assolto tutti, servirà ad identificare eventuali posizioni finora non esaminate

e che possano assumere una veste anche alla luce delle risultanze processuali. Le parole di Pignatone

hanno riscontrato solidarietà da parte della famiglia Cucchi, specialmente quella di Ilaria Cucchi, attiva

da sempre per onorare la memoria del fratello con la parola “giustizia”. Ilaria, nella giornata di ieri ha

mostrato una gigantografia di Stefano morto e con i segni del pestaggio, gridando: “Questa è l’insufficienza

di prove; lo Stato non ha saputo garantire i diritti di mio fratello da vivo, ed ora non è in grado di dire

chi l’ha ridotto così”. La foto mostrata ai giornalisti faceva parte di un gruppo di istantanee consegnate

al procuratore. “Questo ragazzo non somiglia nemmeno lontanamente alla persona uscita viva di casa

sei giorni prima e sulle sue gambe. Stefano è stato pestato e ci aspettiamo che il procuratore assicuri i

responsabili alla giustizia”.

Il caso ha sconvolto non solo la famiglia ma un tutto lo Stivale, partendo dal mondo del calcio in cui

alcune tifoserie hanno esposto striscioni chiedenti giustizia per la vittima, arrivando al mondo del web:

#SonoStatoio è la protesta contro la sentenza sul caso Cucchi che sta spopolando su Twitter. Tanti i

messaggi di solidarietà con le foto che diversi utenti stanno pubblicando in queste ore sul social network

con un cartello in mano e la scritta ’Sono stato io’, per chiedere “verità e giustizia”. Mobilitazione anche su

Facebook per chiedere giustizia per Stefano. Sulla pagina People for #vialadivisa decine di persone stanno

postando la propria foto con un cartello in cui si legge: “Ad uccidere Stefano sono Stato io”. Gli utenti del

social network puntano il dito contro lo ’Stato’. Il post, che ha già oltre 1200 ’mi piace’, recita: “Chi è Stato

ad uccidere Stefano? Non è Stato nessuno, lo Stato si assolve, lo Stato non sussiste”.

Nella giornata di ieri anche Adriano Celentano ha voluto onorare la memoria del geometra romano:

“Ciao Stefano! Hai capito adesso in che mondo vivevi? Certo dove sei ora è tutta un’altra cosa. L’aria

che respiri ha finalmente un sapore. Quel sapore di aria pura che non ha niente a che vedere con quella

maleodorante che respiravi qui sulla terra.Lì c’è la LUCE,la LUCE vera!Che non è quella flebile e malata di

quei giudici “ignavi” che, come diceva Dante,sono anime senza lode e senza infamia e proprio perché non

si schierano né dalla parte del bene e né da quella del male sono i più pericolosi, e giustamente il Poeta

li condanna”. Il cantante non è stato il solo a voler parlare di questo argomento, infatti anche un altro

esponente della categoria come Jovanotti ha voluto esprimere la propria opinione: “La vita è una tombola

ma le Istituzioni dello Stato non possono esserlo, non devono esserlo mai”: così Lorenzo Jovanotti sulla

sua pagina facebook commenta la sentenza del caso Cucchi, spiegando che “quando la Polizia prende in

consegna un cittadino disarmato, lo arresta, in base al diritto democratico quella persona deve potersi

sentire totalmente al sicuro anche nel caso più estremo, anche se fosse il peggiore dei fuorilegge”. “E’ una

cosa ovvia, la cosa più ovvia, la base stessa di una democrazia. Tocchi questa cosa e salta tutto per aria”. La

famiglia Cucchi – conclude Jovanotti – “andrà avanti a cercare la verità, perché è giusto, ci vuole coraggio e

il loro coraggio va sostenuto, e spero proprio che tutta l’Italia sarà al suo fianco, prima di tutto l’Italia delle

istituzioni, senza farne una ragione per dividersi anche sul più fondamentale dei principi della democrazia”.

Purtroppo in Italia negli ultimi anni ci sono stati altri episodi di questo genere, si pensa a Gabriele Sandri, a

Federico Aldrovandi, il massacro alla scuola Diaz durante il g8, Carlo Giuliani e tanti altri. Si ha l’impressione

che quando sbagliano gli uomini in divisa paghino solo le famiglie delle vittime.