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“Stop tasse per le imprese. Cura Italia ok ma non basta”, replica Confindustria

Oggi Confindustria si è presentata davanti ala Commissione Bilancio al Senato, intenta ad esaminare il decreto legge cura Italia, con un bel ‘faldone’ di controproposte.

Restituire un po’ di ‘ossigeno’ alle imprese

Intanto, riporta l’associazione presieduta da Vincenzo Boccia, per tutte le imprese (piccole, medie e grandi), si richiede il rateo di tutti i pagamenti fiscali e contributivi. Poi, far sì che non debbano essere le imprese a dover anticipare la corresponsione della cassa integrazione ai lavoratori; quindi, attivare ogni garanzia per garantire il sostegno alla liquidità. Ed ancora, per tutto il resto dell’anno, posticipare l’operatività dell’imposta (plastic tax), ai consumi dei manufatti in plastica con singolo impiego e, ovviamente, anche per quel che riguarda la sugar tax, che prevede un’imposta sul consumo delle bibite bevande edulcorate. Infine, la cancellazione dell’addizionale Ires, come quelle relative ai redditi legati alle concessionari autostradali, aeroportuali, portuali e ferroviari.

“Sì al Cura Italia ma da sola non è sufficiente”

Tuttavia, Confindustria condivide e recepisce il Cura Italia come “un provvedimento ‘necessario e importante, anche da un punto di vista quantitativo, in quanto interviene su molti capitoli rilevanti e sulle maggiori criticità emerse con l’emergenza epidemiologica, e di questo va dato atto al Governo. Tuttavia – si legge nel comunicato –  esso non è non sufficiente. Sono diversi, infatti, gli aspetti da rafforzare e perfezionare’’. Dunque, prosegue ancora Confindustria, che è da considerare questo provvedimento come ’’una prima risposta all’emergenza economica, che necessita di un’azione successiva altrettanto rapida, incisiva negli strumenti e massiva da un punto di vista delle risorse, per consentire di affrontare le gravi conseguenze che questa emergenza determinerà sulle imprese e sull’economia del Paese, prima che diventino irreversibili’’.

Max