Strage Crimea: Killer con ossessione da Columbine

    Il massacro che nasce, o quanto meno prolifera, all’interno di una drammatica e psicotica ossessione: quella di Columbine. Da qui, da questa alterazione psichica e da questa sorta di ferale emulazione nasce il tragico massacro che Vladislav Roslyakov ha compiuto in Crimea. Un massacro realizzato, per appunto, nel nome di Eric Harris, il killer di Columbine. Tutti i dati in possesso alle autorità e le operazioni di ricostruzione della intera vicenda non fanno altro che confermarlo. Vladislav Roslyakov, il ragazzo di diciotto anni appena che ha brutalmente assassinato diciotto persone presso il politecnico di Kerch in Crimea, si è ispirato platealmente, quasi in una sorta di orrendo e inaccettabile ‘omaggio’ funereo, alla strage del college Usa laddove Harris aveva a sua volta compiuto la sua feroce azione. Infatti, come si evince da tutti i dati in possesso delle autorità, Vladislav Roslyakov si è lanciato sulla scena del suo massacro vestendo praticamente gli stessi vestiti di quello che di fatto è il suo ‘idolo’, ovvero quelli che Eric Harris aveva usato per compiere la sua tragica azione di morte quel drammatico 20 aprile 1999. Ovvero, nella fattispecie, una maglia bianca con una scritta nera con pantaloni scuri e anfibi. La similitudine o, meglio, l’identità dei vestiti ha spinto moltissimi sui social network a postare la foto di Eric Deulen (ovvero colui che ha interpretato Harris nel film ’Elephant’ di Gus Van Sant) e di Vladislav l’una accanto all’altra per rendere ancor più evidente la somiglianza delle due carneficine.
    Del reso la somiglianza macabra non finisce qui. Non c’è solo l’aspetto estetico. Ma pure l’azione ideata dallo studente del quarto anno è un omaggio ai ’colleghi’ americani, ovvero Eric Harris e Dylan Klebold, compagno di azione omicida. I due infatti avevano pensato di far esplodere la caffetteria della scuola per approfittare del via-via e sparare sugli studenti in fuga. Il detonatore delle bombe che i due killer Usa volevano mettere in azione causando centinaia di morti, però, quella volta, si bloccò. Roslyakov ha dunque portato a termine il piano originale dei due killer americani. Prima ha fatto esplodere un ordigno e poi ha iniziato a sparare sui suoi compagni. Proprio come Harris e Klebold poi si è tolto la vita in biblioteca quando ha capito di non avere più vie di scampo.
    In base ad alcune ricostruzioni piuttosto attendibili e a testimoni, lo studente – che una settimana prima dell’agguato avrebbe comprato, a quanto emerge, ben 150 proiettili e da qualche mese aveva ottenuto il permesso per un fucile calibro 12 – odiava la scuola. Diversi studenti, secondo i media russi, hanno confermato che Roslyakov aveva un interesse quasi maniacale per i serial killer del passato. “Gli insegnanti – ha ammesso un suo amico – non gli davano pace, mi fece capire che si sarebbe vendicato”.
    E così è stato. La tragedia nella tragedia, che nasce dalla emulazione drammatica e sanguinaria, apre ancora una volta la controversa questione circa la opportunità o meno che i media, nell’informare i cittadini di queste tragedie, possa o meno entrare così nei dettagli ‘procedurali’ per così dire, dei massacri, o se sia meglio omettere particolari e dinamiche dell’esecuzione, così da, magari anche solo in piccola parte, limitare copie ed emulazioni successive.