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Striscia di Gaza, notte di guerra: Israele bombarda anche via terra

Sono le 4.50 quando Jonathan Conricus, portavoce militare israeliano, annuncia che le truppe, da giorni ammassate a Nord della Striscia di Gaza, hanno invaso il confine via terra. Una dichiarazione smentita due ore dopo dallo stesso Conricus, che se ne è assunto la responsabilità per un “problema di comunicazione interno”. “Attualmente non ci sono truppe di terra nella striscia di Gaza” ha corretto il portavoce, sottolineando però che “l’aviazione e le truppe di terra stanno conducendo attacchi su obiettivi nella Striscia”.

Si tratta comunque dell’intervento più violento da parte di Israele dall’inizio della crisi e dal conflitto del 2014. Il governo di Benjamin Netanyahu non ha però escluso un’invasione nei prossimi giorni. “Ho detto che avremmo fatto pagare un prezzo molto alto ad Hamas. Lo facciamo e continueremo a farlo con grande intensità – aveva annunciato il primo ministro giovedì sera – L’ultima parola non è stata detta e questa operazione proseguirà per tutto il tempo necessario”. Obiettivo degli attacchi, nei cieli e via terra, è stata in particolare la cosiddetta “metro di Gaza”, una rete di tunnel sotterranei costruita da Hamas, della quale “sono stati distrutti diversi chilometri”.

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I razzi di Hamas

All’inverso, prosegue il lancio di razzi da parte di Hamas, organizzazione palestinese fondata (ufficialmente) nel 1987 che controlla gran parte della Striscia di Gaza. Il gruppo armato, insieme al movimento Jihad islamico, da lunedì ha lanciato quasi 2.000 missili verso Israele, la gran parte dei quali (circa il 90%) bloccati dall’Iron dome, il sofisticato sistema di difesa dello Stato ebraico.

Finora nel conflitto, ha comunicato il ministero della Salute di Gaza, sono morti 119 palestinesi, di cui 19 donne e 31 bambini. Almeno 800 i feriti. A Sheikh Zayed, nel nord di Gaza, un’intera famiglia, compresi quattro bambini e la madre incinta, è rimasta uccisa in un bombardamento israeliano, ha riferito l’agenzia palestinese Wafa. Sono nove le vittime israeliane, tra cui due donne rispettivamente di 50 e 87 anni.

Il conflitto nelle città

Mentre la guerra si fa più intensa lungo la Striscia di Gaza, proseguono gli scontri anche nelle città abitate da comunità di ebrei e arabi. Lod, nel centro di Israele dove è stato proclamato lo stato d’emergenza (non succedeva dal 1966), da giorni è teatro di violenze da parte di ambo le parti. Ieri sera sono state arrestate altre 43 persone e una sinagoga è stata data alle fiamme. Non solo Lod; anche a Bat Yam, Haifa, Gerusalemme e altri centri ci sono state violenze. In totale sono circa 750 le persone fermate dalla polizia. Il deflagrare della tensione rischia di far scivolare le due comunità in una vera e propria guerra civile.

La comunità internazionale

Dopo due incontri fallimentari, che hanno prodotto il “cessate il fuoco”, il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe riunirsi nuovamente domenica pomeriggio. Una dichiarazione congiunta appare difficile per il veto degli Stati Uniti. Nei giorni scorsi Joe Biden, presidente americano, in un colloquio con il collega Netanyahu, ha detto che “Israele ha diritto di difendersi”, condannando i razzi di Hamas. Una blanda presa di posizione in attesa di seguire ulteriori sviluppi. Con un occhio rivolto a Gerusalemme, l’atro a Teheran, Iran, acerrimo nemico di Israele, con cui Washington spera di rinegoziare l’accordo sul nucleare del 2015.