Su riforma del lavoro e articolo 18 Bersani e Camusso fanno pretattica ma Renzi vuole subito un sì da portare in Europa – di Giovanni Miele

    Vigilia carica di tensione in tutta l’area politica della sinistra, in vista della storica battaglia sul Jobs act ed in particolare sull’art.18, che inizierà domani nell’aula del Senato. Ad ammucchiare le munizioni da sparare al momento giusto,  nel corso dell’esame del disegno di legge delega del Governo Renzi,  è, in particolare,  la
    sinistra del PD, in stretta sintonia con i sindacati che annunciano giornate di lotta nelle piazze. Le munizioni sono, in questo caso, una montagna di emendamenti puntati ad alzo zero contro  l’emendamento del
    Governo, che introduce il contratto a tutele crescenti e la non applicazione dell’art.18 per i neoassunti. In sostanza in caso di licenziamento, anche se considerato ingiusto dal giudice del lavoro, non verrà riconosciuto,  a chi verrà assunto dopo la riforma,  il diritto al reintegro sul posto di lavoro, ma un semplice indennizzo. A guidare in parlamento le file dei contrari alla legge di delega al Governo Renzi per una nuova regolamentazione del mercato del lavoro, è in prima persona l ‘ex segretario del PD Pierluigi Bersani. “ Nella
    riforma –dice- di positivo, ci sono le intenzioni che si dichiarano” ma quello che “non va e’ una norma molto vaga che si presta a varie interpretazioni”. Se l’idea è quella di dire “no alla frammentazione e alla precarieta’, -aggiunge-  allora si deve sfrondare e unificare con un percorso crescente di diritti per tutti, compresi i licenziamenti”.

    Del resto segnala  Bersani  “in tutta Europa esiste il reintegro, quindi semplifichiamo ma il reintegro resta”. Immediata la replica del capogruppo in Senato del Nuovo Centrodestra Maurizio Sacconi “Ricordo a Bersani _scrive su Twitter- che in tutta Europa il reintegro non c’è o si può convertire in indennizzo” Un botta e  isposta che conferma la distanza di posizioni all’interno della stessa maggioranza di governo, anche se da parte di Susanna Camusso è venuto nelle ultime fasi qualche segnale di apertura alla trattativa. Anche il Ministro del Lavoro Poletti si dice pronto ad esaminare proposte di modifica del parlamento alla legge delega, ma queste proposte –precisa- non possono stravolgere il contenuto della riforma e comunque devono avere il consenso della maggioranza. In ogni caso il decreto legge del governo per far passare subito le nuove norme è gia pronto , si tratta soltanto di adottarlo ed è indubbio che se i tempi della discussione al Senato dovessero allungarsi , Renzi sarà costretto a fare ricorso a quegli interventi urgenti, il decreto appunto,  di cui ha già parlato in aula, se vorrà presentarsi all’appuntamento europeo  del prossimo
    8 ottobre,  con l’unica riforma davvero importante per gli investitori esteri, che è proprio quella del mercato del lavoro.