Home ATTUALITÀ “Tamponi inaffidabili”: il Dottor Mariano Amici presenta denuncia e lancia class action

“Tamponi inaffidabili”: il Dottor Mariano Amici presenta denuncia e lancia class action

Intervista al Dottor Mariano Amici, il medico di base dell'Asl Roma 6 diventato in poche settimane, grazie al web, un punto di riferimento per centinaia di migliaia di persone che in tutta Italia ne hanno imparato ad apprezzare la competenza ma anche la determinazione.

Dottor Mariano Amici

Prima il ricorso, vinto, contro l’obbligo di vaccinazione antinfluenzale che il governatore del Lazio Zingaretti aveva imposto con un’ordinanza che il Tar ha bocciato come illegittima. Ora l’esposto alla Procura della Repubblica di Roma contro i tamponi faringei, che una serie di perizie definisce “senza alcun valore diagnostico” e quindi inaffidabili per determinare se la popolazione italiana sia effettivamente affetta da Covid-19.

E a mettere in discussione i provvedimenti adottati negli ultimi mesi dal Governo e dalle Regioni per arginare l’epidemia da Coronavirus è ancora una volta Mariano Amici, il medico di base dell’Asl Roma 6 diventato in poche settimane, grazie al web, un punto di riferimento per centinaia di migliaia di persone che in tutta Italia ne hanno imparato ad apprezzare la competenza ma anche la determinazione.

Il dottore ci accoglie nel suo studio di Ardea dove, nonostante i continui inviti a convention e manifestazioni, riceve regolarmente i suo pazienti. Poche ore fa ha presentato la denuncia che tanto clamore sta sollevando sui media nazionali e sulla sua scrivania, tra gli incartamenti, ci sono ancora le perizie con cui quattro medici e ricercatori di lunga esperienza hanno definito la pratica dei tamponi “senza alcun fondamento scientifico”.

Dottore, lei nel suo esposto dice in sostanza che i tamponi che ogni giorno mappano l’andamento del virus e che determinano le scelte politiche del governo e delle regioni di fatto non hanno alcun valore: un’accusa molto grave, non le pare?

“Guardi – risponde Mariano Amici, abbozzando un timido sorriso -, io mi limito a leggere i documenti ufficiali e le perizie redatte da medici e ricercatori che da tempo studiano la vicenda a cominciare dal professor Stefano Scoglio, candidato premio nobel per la Medicina nel 2018 che ha svolto un lavoro di ricerca immane. La questione è scientifica e tecnica: se da una parte il virus che riteniamo responsabile del Covid non è mai stato isolato fisio-chimicamente, dall’altra nessuno dei 78 tipi di tampone che sino allo scorso maggio erano in uso in Europa è mai stato autorizzato, valutato o validato e, questo, per ammissione sia della Commissione Europea che dell’Istituto Superiore di Sanità. Oggi i tipi di tampone in circolazione sono addirittura 100 e non prevedono controlli di omologazione: questo significa che attualmente non è possibile verificare se rispettino i corretti standard di efficacia per capire se possano aiutarci a intercettare il virus”.

Quindi, in sostanza, possono aver dato risultati errati?

“Ahimè sì e in una percentuale molto alta. Anche perché ci sono numerosi studi che attestano la continua mutazione del virus, gli scienziati ne hanno isolato almeno 150mila diversi sequenziamenti e le stesse autorità sanitarie riconoscono che in questa situazione i tamponi sono inutili. A questo si aggiunga una questione più tecnica ma importante: per la metologia di funzionamento, non solo i tamponi sono quasi tutti inefficaci ma possono generare “falsi positivi”, rischiando così di falsare i dati alimentando la convinzione che il virus possa essere molto più diffuso di quanto sia realmente. Il professor Scoglio addirittura ha rivelato in uno studio che i tamponi Covid producono fino al 95% di falsi positivi”.

Ma perché si è creata questa situazione: perchè continuiamo a usarli e a credervi se in realtà ci sono tutti questi dubbi?

“Sarà la magistratura a chiarirlo, io ho ritenuto doveroso presentare denuncia proprio nella speranza che venga accertato se le diagnosi erano giuste o sbagliate”.

E se scoprissimo che i tamponi non sono davvero affidabili?

“E’ evidente che una diagnosi sbagliata può rappresentare un pericolo per la salute dei cittadini qualunque sia l’esito del tampone. Ma al di là dell’aspetto epidemiologico e di salute pubblica, questa situazione alimenta seri dubbi sui provvedimenti politici e amministrativi che da mesi vengono attuati per fronteggiare la diffusione del virus e sul clima di paura e allarmismo che sta pesantemente condizionando la vita di tutti i cittadini. E come potremmo spiegare i danni economici derivanti dalla quarantena fatta osservare ai soggetti positivi o i danni provocati dal lockdown e le conseguenti spese sostenute dallo Stato per tutti i provvedimenti adottati, se scoprissimo che le diagnosi di Covid erano sbagliate e la situazione meno grave di quanto apparso?”.

Quindi lei teme che le misure adottate siano sbagliate o comunque eccessive rispetto alla reale gravità della situazione?

“Sulla base di questi test da mesi vengono diffusi quotidianamente dati allarmanti relativi a contagiati, ricoverati e deceduti; sono stati emessi e ancora saranno emessi provvedimenti che limitano la libertà personale, prevedendo per esempio l’obbligo di quarantena per le persone e lo stop alle attività di negozi, aziende ma anche uffici pubblici e scuole nel caso vengano individuati casi di contagio; sono stati messi limiti alla circolazione delle persone da un territorio all’altro e anche questo ha provocato gravi conseguenze economiche. Per non parlare della compressione di diritti fondamentali come quello all’istruzione, alla sanità pubblica, al lavoro e alla libertà di iniziativa economica privata o i soldi pubblici che abbiamo speso per sostenere gli effetti del lockdown e per continuare a comprare tamponi che neanche sappiamo se sono efficaci”.

Cosa spera di ottenere con l’azione della magistratura?

“Intanto la verità, che da medico ritengo doverosa in circostanze come questa. Il lockdown della scorsa primavera e l’attuale situazione di emergenza continua stanno determinando nella popolazione pesanti danni di carattere relazionale e biologico personale per lo stato d’ansia perenne in cui si vive. E poi ci sono le conseguenze economiche per il paese: ci sono aziende che hanno chiuso e altre che sono uscite fortemente indebolite, ci sono le partite iva, i dipendenti stessi hanno subito in modo diretto o indiretto ripercussioni economiche”.

Secondo lei di chi è la responsabilità di tutto questo?

“Non so, spero sia la magistratura a definirlo. Ma la mia speranza è che una volta chiarita la situazione e accertati gli eventuali profili di illiceità penale si individuino i soggetti responsabili e si proceda nei loro confronti”.

Ma se le responsabilità fossero dei politici, quindi dello Stato, se chiedessimo un risarcimento dei danni pagheremmo sempre noi cittadini…

“No, noi cittadini abbiamo il diritto di chiedere i danni allo Stato ed è il motivo per il quale io chiedo a tutti di dar vita ad una vera e propria class action, sul modello delle grandi azioni giudiziarie collettiva che si fanno per esempio negli Stati Uniti. Se verrà accertato che le diagnosi erano sbagliate e i provvedimenti dunque non giustificabili, lo Stato dovrà risarcire le persone ma poi si potrà rivalere sui politici”.

Come si fa a rispondere al suo invito alla mobilitazione?   

“Basta andare nella stazione dei carabinieri più vicina a casa e presentare la denuncia querela predisposta dal mio studio legale: non costa nulla, ho chiesto io agli avvocati di mettere tutto a disposizione di chi volesse. Io stesso ho messo sul mio profilo facebook tutte le informazioni e i moduli necessari ma lo studio legale Massafra potrà offrire ogni chiarimento. E’ giusto che tutti facciamo sentire la nostra voce e così, in questo modo, ogni procura italiana avvierà i propri accertamenti”.