Tensioni tra 5 stelle e Lega: è scontro sulla pace fiscale

    Si preannuncia un’ennesima battaglia tra 5stelle e Lega. Questa volta l’oggetto del contendere è il contenuto del dl fiscale. Il pre-incontro, andato in scena a Palazzo Chigi nella giornata di ieri, non ha portato ad una svolta, tanto da costringere il ministro del lavoro Di Maio a riunire i suoi collaboratori in nottata, dopo essere ritornato da Milano. Il nuovo vertice, che si terrà sempre nella casa del primo ministro, dovrà sciogliere le ultime riserve sul decreto fiscale. Parteciperanno all’incontro, oltre allo stesso Di Maio, il premier Conte, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, i due vice-responsabile del Ministero di Economia e Finanza, Laura Castelli e Massimo Garavaglia, e il sottosegretario al consiglio dei ministri Giorgetti. La nuova tensione tra i due partiti a guida del Paese, spiegano voci interne, è stata causata per via della questione della cosiddetta pace fiscale, con i grillini che vorrebbero circoscrivere le norme solamente agli inadempienti che hanno effettuato tutte le dichiarazioni al fisco, non includendo coloro che hanno evaso le tassem non dichiarate all’Erario.Il dissidio tra le due fazioni governative rimane ancora, tanto che nella riunione nell’ufficio del ministro Riccardo Fraccaro, a quanto si è saputo, la Lega non le ha certo mandato a dire agli alleati di governo: “Per far guadagnare chi ha soldi oscuri fuori, vogliono affossare i piccoli imprenditori”. Questo sarebbe stato pronunciato ieri nella riunione a porte chiuse a due passi da Palazzo Chigi, che gli alleati hanno percepito come una dura offesa. A mettere il bastone tra le ruote nella corsa al provvedimento, atteso sul tavolo del Cdm, è innanzitutto il capitolo relativo alla cosiddetta pace fiscale: il M5S chiede a gran voce che venga circoscritta a tutti quei cittadini che, è vero, non hanno pagato le tasse dovute ma in ogni caso hanno segnalato in modo fedele il proprio debito al fisco, ovvero sia hanno effettuato correttamente tutte le dichiarazioni previste. Chi non ha dichiarato, per i grillini, non deve essere tenuto in considerazione. Tanto più – il ragionamento che rimbalza nelle file 5 Stelle – che quando entri nel piano scivoloso del ‘non dichiarato’ può trovare spazio qualsiasi forma di condono, compreso lo scudo per chi detiene capitali all’estero. Ma se il Movimento punta i piedi sul capitolo fisco, dichiarandosi “irremovibile” sulla questione, i leghisti avrebbero dato l’altolà -raccontano fonti di governo M5S – a una norma imprescindibile per il Movimento, ovvero la cosiddetta misura Bramini (dal nome dell’imprenditore brianzolo fallito per un credito inevaso dallo Stato) per rendere impignorabile la prima casa. Oltre a fare muro su un pacchetto di misure per la ’sburocratizzazione’ realizzato e voluto da Di Maio in persona per favorire le piccole imprese. Nel mirino dei 5 Stelle, stando almeno a quanto filtrato dalla riunione di domenica sera, sono finiti soprattutto il sottosegretario Giancarlo Giorgetti e il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia: “Salvini era assente al prevertice, ora occorrerà capire cosa ne pensa Matteo…” ragionavano i 5 Stelle riuniti con Di Maio lamentando “la totale chiusura” dei due esponenti leghisti. Alle 10 in punto il prevertice di una giornata che si annuncia lunghissima.