Torino, Alice e Rita vogliono un figlio: organizzata una raccolta fondi

    Quando la voglia di diventare genitori supera ogni barriera. Questa è la storia di Alice e Rita, insieme da 13 anni e convolate a nozze lo scorso giugno.  Niente regali consueti, ma solo quello di avere un bambino è ciò che hanno chiesto le due donne: “Abbiamo chiesto alle nostre famiglie e ai nostri amici di aiutarci a coronare il nostro sogno di avere un bambino: una sorta di lista nozze, se vogliamo chiamarla così, per sostenere i costi di una fecondazione assistita a Barcellona, che abbiamo fatto un anno fa, a settembre”. Fecondazione che non è andata a buon fine per Alice, esattamente come le altre sei volte precedenti. “Ma i nostri amici ci dicono di non mollare – raccontano – e hanno organizzato un aperitivo per raccogliere fondi per il nostro progetto”. L’appuntamento è per sabato 22 al circolo Maurice. Ci saranno amici, ma anche rappresentanti della comunità gay e politici sensibili al tema: “Abbiamo accettato che venisse organizzato questo evento per noi, ma anche per dare un segnale politico contro la discriminazione che crea la legge sulla fecondazione assistita nel momento in cui esclude le coppie omosessuali da questo diritto”.?Diventare genitori, in casi come questo, è un percorso non facile, che porta sofferenza e un enorme dispendio economico. I tentativi di Alice e Rita sono infatti fino ad oggi sette, tutti svolti negli ultimi quattro anni. In un  caso la fecondazione c’è stata, ma la gravidanza non è arrivata a termine e Alice ha perso il bambino. E questo tentativo probabilmente sarà l’ultimo: “Io ho 40 anni, la mia compagna 43. La clinica di Barcellona ci ha fatto presente che tecnicamente non ci sono elementi per pensare che io non riuscirò a partorire, visto che una volta sono rimasta incinta, tuttavia l’età inizia a pesare nelle possibilità di riuscita”. Ma anche economicamente, non ce la fanno più. La fecondazione in vitro costa cinquemila euro, quella in vivo costa tremila. E poi ci sono le terapie di preparazione a cui sottoporsi nel mese precedente l’inseminazione, che sono intorno ai duemila. Tirando le somme, si può spendere fino a settemila euro per cullare la speranza di diventare genitori. E a questo si aggiungono le trasferte all’estero. Spese e disagi che le coppie eterosessuali non hanno poiché in Italia per loro la fecondazione assistita è lecita.?”Noi siamo due impiegate, una con il contratto part time. Abbiamo speso tutti i nostri risparmi, da anni non facciamo più vacanze per mettere da parte quello che riusciamo per il nostro sogno e adesso non abbiamo la possibilità di fare un altro tentativo. Erano anche lì lì per lasciare perdere, pensando che il destino avesse scelto così per loro. “Ma una nostra amica qualche tempo fa sfogliando l’album del nostro matrimonio si è convinta che dovessimo provarci ancora. Per noi e anche per tutte quelle persone nella nostra stessa situazione”. Il problema è la legge, che crea una discriminazione. “Se fosse possibile accedere alle adozioni non saremmo certo arrivate a questo punto – spiegano – Forse avremmo ugualmente fatto il primo tentativo di portare avanti una gravidanza, ma non ci saremmo assolutamente intestardite su questa strada. Invece sulle adozioni l’uguaglianza è ancora più lontana”.?”Dobbiamo tutti e tutte insieme combattere e affrontare a viso aperto questi continui attacchi alle nostre libertà e cercare di rimuovere le odiose discriminazioni che colpiscono non solo la comunità Lgbt ma anche le donne e tutti i soggetti più fragili della nostra società”, è la posizione espressa dal coordinamento Torino Pride, che ha sostenuto l’iniziativa di organizzare per sabato un aperitivo di autofinanziamento. “La fecondazione eterologa in Italia – continua il Pride – è vietata per le coppie lesbiche e per le donne single, in un’ottica di palese odiosa discriminazione. Ciò che non è vietato in Italia sono le cure preliminari alla fecondazione ma queste cure sono a pagamento e molto costose. Chiediamo quindi a gran voce che questo parlamento cominci a lavorare rendendo tutti i cittadini e le cittadine di questo Paese pari e con le stesse facoltà di accesso a servizi e cure”.?”In Italia possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita solo le coppie maggiorenni di sesso diverso: questo recita l’articolo 5 della legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita. Una legge che discrimina esplicitamente le persone omosessuali. Noi vogliamo denunciare l’ingiustizia. Questa norma ci sembra contraria all’articolo 3 della nostra Carta che afferma che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso e di condizioni personali e sociali”, è il commento dell’assessora regionale ai Diritti civili, Monica Cerutti, che ha annunciato la sua partecipazione all’evento.