Home ATTUALITÀ Tracce classico seconda prova Maturità 2019: chi è Servio Sulpicio Galba

    Tracce classico seconda prova Maturità 2019: chi è Servio Sulpicio Galba

    Tra le tracce della seconda prova dell’esame di Maturità 2019 è uscito, al Classico, un testo (da abbinare ad Historie di Tacito) di Plutarco legato alla vita dell’imperatore Servio Sulpicio Galba e alla sua uccisione da parte dei pretoriani. Chi era l’imperatore Galba su cui verte la seconda prova di maturità 2019 del liceo classico?

    Tracce classico seconda prova Maturità 2019: chi è l’imperatore Servio Sulpicio Galba?

    L’assassinio dell’imperatore Servio Sulpicio Galba per mano dei pretoriani è al centro della prova di latino e greco per i licei classici nell’esame di maturità 2019.

    L’episodio è narrato da Tacito nel primo libro della Historia e da Plutarco nella vita di Galba e gli studenti dovranno vedersela contro questi due mostri sacri per mostrare, appunto, la propria preparazione classica. Ma chi era l’imperatore di cui parlano i due testi?

    Servio Sulpicio Galba Cesare Augusto nacque, secondo i riscontri storici a Terracina il 24 dicembre 3 a.C. e morì a Roma, 15 gennaio 69: la sua morte, come è noto, non fu certo accidentale.

    Galba fu un imperatore romano, conosciuto con il cognomen Galba, e attraversò l’intero percorso d’onore fino al consolato e agli incarichi di governatore in Germania superiore prima, e Africa proconsolare poi, senza dimenticare il lavoro nella Hispania Tarraconensis.

    L’imperatore Servio Sulpicio Galba incoraggiò la rivolta di Giulio Vindice e alla morte di questi e di Nerone salì al trono. Fu il primo a regnare durante l’Anno dei quattro imperatori. Tuttavia,  dopo soli sette mesi di governo, il 15 gennaio del 69 fu deposto e assassinato dai pretoriani che elevarono Otone.

    Al pari del fratello Gaio iniziò l’avventura politica: mentre Gaio, salito al rango consolare nel 22, si suicidò quando Tiberio gli impedì di sorteggiare il consolato di cui aveva diritto, Servio Galba salì in auge anche, pare, sulla scia di una sorta di profezia di Augusto e Tiberio. Che disse: “Anche tu, Galba, assaggerai l’impero”:

    Galba sposò Emilia Lepida, figlia di Manio Emilio Lepido, console nell’11: ebbe due figli che sarebbero morti, con la madre, a fronte di un’epidemia. Alla morte di Caligola rifiutò l’invito di proporsi per l’impero e servì con lealtà Claudio che, riconoscente, lo accolse nella sua cerchia più ristretta e lo sostenne quando non poté partecipare alla spedizione in britannia a causa di una malattia.

    Nel 44-46 resse l’Africa proconsolare: i suoi trionfi gli dettero le insigne trionfali e il sacerdozio ai collegi dei Quindicemviri, dei Tizii e degli Augustali.

    Maturità 2019 seconda prova, tracce. Al classico ascesa al potere e uccisione di Galba

    Con l’ascesa al trono di Nerone, visse in disparte nelle sue proprietà a Fondi e a Terracina. Nel 61, ottenne dall’imperatore il comando della Spagna Tarraconese. Per otto anni guidò provincia prima con veemenza, poi con più cautela in seguito.

    Divenne imperatore alla morte di Nerone, regnando nel famoso anno dei quattro, dodici mesi in cui si succedettero appunto quattro imperatori: gli altri furono Otone, Vitiello e Vespasiano.

    Al centro dell’esame di maturità 2019, ci sono ovviamente le tematiche della sua uccisione.  La congiura su di lui poi la morte di Galba sono molto controverse.

    Galba che venne deposto dopo soli sette mesi di governo e assassinato dai pretoriani. Come primo dei quattro imperatori, viene raccontato nel primo libro delle Historiae di Tacito: viene descritto come un governante privo di senso del realismo e miope.

    Nella traccia d’esame di oggi per la Maturità 2019 per la seconda prova del Classico, si sofferma in particolare sul passaggio di potere tra Galba e il suo successore, Otone

    Otone era un noto alleato di Galba, ma conguirò alle sue spalle per salire al trono. La testa di Galba, insieme a quella dei suoi alleati, venne portata in processione mentre il suo corpo rimase abbandonato a se stesso, finchè non venne sepolto.

    Morì a settantatré anni dopo sei mesi di principato. Il Senato gli decretò una statua da erigersi nel foro, su una colonna rostrata, nel luogo dove era stato ucciso. Ma Vespasiano annullò tale delibera, persuaso del fatto che Galba l’avesse inseguito con i suoi sicari dalla Spagna fino in Giudea.